Roma, 22 lug. (askanews) – Avviare un confronto aperto tra gli stakeholder chiave – clinici, istituzioni, associazioni pazienti – sull’epatite C per condividere elementi fondamentali e ruoli nell’organizzazione dello screening di popolazione, nell ottica di contribuire ad uno sviluppo efficace ed efficiente dei piani regionali, per approfondire strumenti e piani di diagnosi e prevenzione per combattere l’HCV: sono questi gli obiettivi del convegno che si è tenuto presso la Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Nel febbraio 2020, il Governo ha stanziato 71,5 milioni di euro in via sperimentale, per gli anni 2020 e 2021, per garantire uno screening gratuito per l’ infezione da Epatite C. Ma solo alcune Regioni italiane, ad oggi, hanno deliberato un protocollo operativo per lo screening HCV. Eppure l infezione cronica causata dal virus dell Epatite C (HCV) rappresenta in Italia e nel mondo una delle principali cause di morbosità e mortalità correlate a malattie del fegato, con una incidenza dell 1%, pari a circa 500.000 italiani. Antonio Tomassini, Presidente dell Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione:
"Una malattia virale importante in Italia che lavora subdolamente con ancora tante sacche di malati è l’epatite virale C, c’è bisogno di qualcosa che rapidamente faccia capire dov’è questo virus e dove si diffonde. E’ l’occasione quindi di fare un grande screening di massa con un test che sia validamente appropriato e corretto per queste esigenze".
In Italia, la diffusione dell epatite C non è omogenea: alcune Regioni, tra cui il Lazio, registrano concentrazioni endemiche del virus molto elevate. Inoltre, la pandemia causata dal Covid-19 ha diminuito gli screening e quindi la possibilità di diagnosi precoce della malattia e ha abbassato il livello di
attenzione verso la patologia.
Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT e Prof. di Malattie Infettive Università di Roma "Tor Vergata":
"Abbiamo tante persone in Italia che sono infette e non sanno di esserlo e questo vuol dire che queste persone svilupperanno negli anni la cirrosi epatica, l’epatocarcinoma e poi trasmetteranno la malattia ad altre persone quindi lo screening, l’emersione del sommerso, fare la diagnosi nelle persone che non sanno di avere l’infezione vuol dire curarle e impedire che la malattia si
diffonda. E’ fondamentale".
Indispensabile quindi avviare tempestivamente delle procedure efficienti su tutto il territorio nazionale, favorendo un anticipazione diagnostica attraverso un percorso di screening organizzato, in linea con quanto stabilito dal Decreto attuativo sullo Screening HCV1, e una tempestiva presa in carico delle
persone positive per l avvio di un adeguato trattamento.
Sandro Grelli, Prof. di Microbiologia Clinica Università di Roma "Tor Vergata":
"Lo screening è indispensabile per cercare i soggetti che hanno una infezione sommersa per inviarli poi a tutti i test diagnostici successivi che dovranno confermare l’infezione per poi eseguire ulteriori test che ci consentiranno di fare una terapia specifica e mirata per portare a risoluzione il soggetto
dall’infezione e quindi a guarire la malattia".