Bolzano, 16 set. (askanews) – Esperienze estreme a volte dolorose, riflessioni, scelte consapevoli, gioie condivise: sono le tappe di una vita spesa a confrontarsi con i limiti e con i confini, ora nel lavoro da prima-rio nel reparto di terapia intensiva neonatale, ora nell’avventura di una spedizione a 8.000 metri. Sono oggi anche il racconto di una vita condiviso, nelle pagine del suo primo libro, da Hubert Messner, famoso neonatologo e compagno di cordata del fratello Reinhold.
"Sul filo del crinale" – questo il titolo del volume la cui edizione italiana è stata presentata dall’autore a Bolzano – parla di limiti da tentare di spostare sempre un po’ più avanti, ma nel rispetto e nella consapevolezza delle forze in campo, e di confini da superare invece per-ché posti solo per restringere e chiudere spazi di vita.
"Io ho spostato limiti, sia nel lavoro sia fuori nella natura e nell’avventura – racconta Hubert Messner a margine della presentazione dell’edizione italiana del suo libro – Ma quando si arri-va a un limite, vero, c’è qualcosa anche nella pancia che ti dice: ‘fermati qui, non andare oltre’. E questo limite l’ho sempre rispettato. Il confine lo devo superare, perché il confine è solo un ostacolo che deve essere oltrepassato. Il limite, invece, dobbiamo cercare di spostarlo. E quan-do il limite ultimo è raggiuto è lui a dirti: ‘basta’. E li si torna alla sensazione che senti ‘nella pancia’".
Nel libro – scritto in collaborazione con il giornalista e scrittore Lenz Koppelst tter, seconda voce narrante – Hubert Messner racconta della sua infanzia e della sua adolescenza in montagna, dei suoi casi più difficili vissuti nei reparti di terapia intensiva neonatale, e delle spedizioni al fianco del fratello Reinhold.
Vicende vissute appunto sul filo di un crinale, ora concreto, fatto pietra e ghiaccio, ora etico e morale fatto di domane e scelte da prendere senza cedere al panico. Vicende, quindi, raccontate nel libro per condividere l’esperienza che ne è scaturita, come quella di come rapportarsi dinanzi agli ultimi momenti della vita.
"Abbiamo perso negli ultimi decenni la capacità di prenderci la responsabilità di affrontare il processo del morire – prosegue Messner – Di prendere la responsabilità di accompagnare la persona che sta morendo senza lasciarlo solo, o di nasconderlo. La morte, o meglio, il proces-so del morire fa parte della vita. E noi come medici, ma anche come parenti o genitori di un bambin dobbiamo essere responsabili e seguire quel processo. La morte è dall’altra parte, e mette in discussione la vita. E il nostro lavoro è spostare la morte più in là, quando vuole inva-dere la vita".
Messner racconta anche della sua vita di giovane studente, ribelle, nella sua terra – è nato nel 1953 in val di Funes in Alto Adige – ; dei suoi soggiorni di studio e lavoro all’estero. E di come ancora torni sempre la responsabilità di fare i conti con confini e limiti . "Io sono stato spesso lontano da questa mia terra. La mia terra ha ancora tanti confini, e li noti: ti senti spesso costretto in questa ‘piccola’ terra. La nostra terra ha anche diverse lingue, la tede-sca, l’italiana, la lingua ladina: quando ero ‘ribelle’ si cercava di superare questi confini lingui-stici e queste distanze tra un gruppo e l’altro. A un certo punto ci siamo anche riusciti.. Ma ulti-mamente ho l’impressione che le cose siano peggiorate, che i confini stiano tornando. Durante il Covid i confini sono stati tirati su tra le nazioni e addirittura anche tra le diverse regioni. E questo mi fa paura. Paura perché l’Europa non può esistere se non superiamo insieme, come nazioni, come popoli e come singoli, i nostri confini".
Il libro "Sul filo del crinale – La vita e la morte nell’esperienza di un medico amante dell’avventura" scritto da Hubert Messner e Lenz Koppelst tter è edito da Raetia. L’edizione italiana è stata tradotta da Giovanna Ianeselli