Camere a gas, uomini emaciati costretti ai lavori forzati, sagome in fila una dietro l’altra con le tute a righe e numeri tatuati sulla pelle. È questo quello che vi viene in mente quando pensate all’Olocausto, vero? Ci sarebbe molto altro da dire, però, soprattutto per quanto riguarda le donne, che hanno vissuto i lager nazisti in modo molto diverso dagli uomini. Per una donna, in primis, oltre alla paura delle fucilazioni, c’era sempre anche quella della violenza sessuale. Lo stupro era un’arma, per umiliare e annullare una persona, che non rimaneva altro che un oggetto nelle mani dei soldati. E poi c’è un altro aspetto dell’esperienza femminile nei campi di concentramento di cui si parla pochissimo: le mestruazioni. Se non vi è mai capitato di sentirne parlare è perché a lungo anche per le sopravvissute è stato difficile raccontarlo. Un po’ per lo stigma culturale che tuttora pesa, ma anche perché per molte di loro si è trattato di un trauma dentro al trauma, un’esperienza tanto disumanizzante per cui è difficile trovare le parole.
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