Venezia, 26 ago. (askanews) – C’è qualcosa nel lavoro di Anish Kapoor, uno degli artisti più noti e influenti al mondo, che va oltre la semplice dimensione culturale, per entrare in ambiti meno definiti, sfuggenti e viscerali. Lo si può provare a sentire, questo afflato d’intensità, visitando la retrospettiva che fino a ottobre è aperta alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e a Palazzo Manfrin, un percorso, curato da Taco Dibbits, che ci restituisce anche la dimensione pittorica di Kapoor.
"Sono sempre stato affascinato dallo spazio tra la pittura e gli oggetti – ha detto l’artista ad askanews – dalla relazione tra il bidimensionale e il tridimensionale e dalla confusione che si può creare tra essi. È vero, per me la pittura si è manifestata soprattutto negli ultimi due o tre anni, e si è mossa verso qualcosa di più figurativo, verso delle immagini. Forse tutto questo ha a che fare con la ricerca di un’interiorità, che è fatta anche di corpo e sangue".
A sorprendere, in molte delle sale, è l’esplosione di colore, che appare lontana dai classici lavori neri o d’acciaio di Kapoor, ma che in realtà lo accompagna fin dall’inizio della carriera, sotto forma di pigmenti intensi a cui la mostra veneziana offre nuovo risalto. Ma, ovviamente c’è anche il suo leggendario nero, con opere – che dialogano problematicamente con i capolavori classici dell’Accademia – nelle quali si perde ogni certezza sul confine tra pittura e scultura.
"Utilizzando questo nero così intenso, che io continuo a considerare una forma di pittura – ha aggiunto Kapoor – ho cercato di portare via l’oggetto da se stesso, di sottolineare la relazione problematica tra gli oggetti e la realtà". Il punto è proprio questa reazione problematica, questa frattura nella nostra comune percezione di un’idea di realtà che da sola oggi non si può più reggere in piedi. E In questo spazio di incertezza si muove l’arte più interessante, quella che prova a spingersi oltre.
"Sto lavorando su due piani – ha concluso Anish Kapoor -: in quello che potremmo definire un livello di illusionismo sto cercando di capire che cosa significa l’oscurità, ma a livello psicologico mi chiedo anche che cosa sia questo buio nel quale in un certo senso noi viviamo. Penso per esempio allo spazio della morte, che ci mette di fronte alle domande su chi sono io, chi siamo noi. E forse l’arte può provare a dare delle risposte a queste domande".
Risposte implicite, ci permettiamo di dire noi, anche a fronte dell’evidenza clamorosa di certi lavori dell’artista anglo indiano. Ma comunque risposte che aprono lo spazio a nuove sensazioni e a nuovi modi di pensare il mondo, noi stessi e l’arte contemporanea. Il punto, probabilmente, è tutto qui, ed è la misura di una grandezza.
(Leonardo Merlini)