La popolazione nella Striscia di Gaza nel corso dell’ultimo anno ha vissuto la peggiore crisi alimentare mai registrata dalle agenzie delle Nazioni Unite, con tutta la popolazione (2,2 milioni di persone) in condizione di «insicurezza alimentare acuta», di cui 600mila già in una situazione di «catastrofe alimentare». I numeri vengono dal rapporto 2024 sulle Crisi Alimentari, redatto ogni anno dal Global Network Against Food Crises, che raccoglie agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e il World Food Program, e una serie di organizzazioni non governative. Nel mondo «281,6 milioni di persone hanno sofferto di grave insicurezza alimentare nel 2023. Questo è il numero più alto che abbiamo mai registrato», ha commentato Sara McHattie, portavoce del Food Security Information Network, durante la presentazione della ricerca alla FAO. «Nel 2023 il Sudan è la crisi alimentare che è peggiorata di più, ma parlando di insicurezza alimentare dobbiamo anche guardare alla percentuale della popolazione a rischio: nella Striscia di Gaza il 100% della popolazione ha sofferto di grave insicurezza alimentare nel 2023». Secondo il rapporto, la popolazione della Striscia si trova di fronte a un concreto rischio di carestia, a causa del continuare o dell’intensificarsi del conflitto e per le continue restrizioni all’accesso di aiuti umanitari nel territorio.«La disponibilità di cibo è diminuita a causa della distruzione dei mercati e delle attività commerciali, di aiuti umanitari estremamente limitati, di gravi danni alla produzione agricola e zootecnica», si legge nel dossier, secondo cui dell’inizio del conflitto oltre il 40% dei terreni coltivati nella Striscia di Gaza è stato danneggiato, così come il porto di Gaza è stato reso inservibile. Di questo passo, senza una tregua e un’apertura agli aiuti umanitari, stima il rapporto, la situazione è destinata a peggiorare ancora. Entro luglio «la devastazione portata dalle ostilità, la condizione di assedio, gli sfollamenti di massa, la distruzione di infrastrutture indispensabili alla sopravvivenza e i gravi limiti all’accesso umanitario spingeranno metà della popolazione (oltre 1,1 milioni di persone) in una situazione di catastrofe alimentare» sostengono gli autori dello studio.«Nei livelli di catastrofe alimentare, le persone necessitano di assistenza per salvare le vite, evitare una mortalità diffusa e il crollo totale dei loro mezzi di sussistenza» afferma al Corriere Lavinia Antonaci, esperta della FAO, che da anni lavora ai rapporti sulle crisi alimentari. Il rapporto offre anche alcuni dati riguardo la malnutrizione dei bambini: dallo scoppio del conflitto «tutti i bambini sotto i 5 anni nella Striscia di Gaza sono entrati in una condizione di rischio elevato di grave malnutrizione e morte» mentre «il 90% dei bambini sotto i 2 anni e il 95% delle donne incinte o che allattano si trovano in condizione di “grave povertà alimentare”». «La fame e le crisi alimentari che colpiscono i bambini nel mondo devono essere affrontate con urgenza», ha detto Catherine Russell, direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), durante la presentazione del rapporto. “Dobbiamo collaborare, al di là dei confini e delle ideologie, per far sì che ogni bambino abbia accesso al cibo, ai servizi essenziali, alle cure mediche, per poter sopravvivere e crescereLa fame, la guerra, il clima che cambiaLa situazione esplosiva nella Striscia di Gaza è un’ulteriore conferma di come la causa delle peggiori crisi alimentari del pianeta sia legata alla mano dell’uomo. Secondo gli autori del dossier sulle crisi alimentari, i numeri record registrati nel 2023 dipendono prevalentemente da conflitti, da eventi climatici estremi legati al cambiamento o da un aumento dei prezzi delle derrate agricole – tre fattori spesso intrecciati tra loro. Nonostante nel mondo la produzione agricola sia in aumento costante e sfiori ogni anno nuovi record da oltre due decenni, anche i livelli di fame continuano ad aumentare: nel 2022 secondo la Fao sono oltre 735 milioni le persone nel mondo in grave situazione di insicurezza alimentare, mentre nel 2023 le persone con livelli di fame acuta sono state quasi 282 milioni in 59 paesi, «con un incremento di 24 milioni rispetto all’anno precedente». Oltre a Gaza, il recente rapporto sulle crisi alimentari ha acceso i riflettori sul deteriorarsi della situazione in Sud Sudan, dove il perdurare del conflitto ha spinto 7,8 milioni di persone, il 63% della popolazione, in una situazione di grave insicurezza alimentare, di cui 2,9 milioni in piena emergenza.
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