Sono centinaia i parenti delle vittime delle stragi naziste che hanno fatto richiesta dei risarcimenti, in virtù del fondo da 61 milioni istituito dal Governo Draghi. L’Avvocatura italiana in quasi tutti i casi si sta . Il senatore Pd Parrini: «Atteggiamento vergognoso»
Ogni giorno, dalla finestra di casa, Mirella Lotti vede il bosco dove suo padre è stato fucilato insieme ad altre undici persone. Quel bosco, tra erba e vigneti, si chiama Pratale, così come l’eccidio nazista che si è consumato qui. È il 23 luglio del 1944. Al podere Pratale abitano le famiglie contadine dei Gori, dei Cresti e dei Raspollini, alle quali si aggiunge la famiglia Lotti, sfollati dalla vicina località di Fabbrica. La sera intorno alle 20, un gruppetto di tedeschi appartenenti alla Quarta Divisione Paracadutisti fa irruzione nell’abitazione, sorprendendo le quattro famiglie a cena. Vengono separati gli uomini dalle donne e dai bambini. Mentre il gruppo delle donne viene fatto allontanare in direzione di Fabbrica, gli uomini vengono fatti entrare nel bosco. Vengono allineati e uccisi a colpi di mitra.
Sono passati quasi ottant’anni e Mirella Lotti, figlia di Giuliano, ci porta esattamente nel luogo dell’eccidio e ricorda quei momenti drammatici. «Avevo 11 anni, ero in collo a mio babbo, quando arrivarono i tedeschi gli chiesi se ci avrebbero ammazzati, lui rispose che sì, forse ci avrebbero ammazzati. Poi un soldato mi dette una spinta e caddi dalle braccia di mio padre. Lo vidi allontanarsi, e da quel momento non l’ho rivisto mai più. La mattina dopo le nostre mamme scoprirono che erano stati trucidati. Non ho mai smesso di soffrire. Quanto pagherei per riavere mio babbo almeno per un minuto, gli direi quanto gli ho voluto bene e quanto mi è mancato per tutta la vita». Mirella resta in piedi di fronte al monumento ai caduti: una piccola lapide in mezzo al bosco, le cui indicazioni si leggono a malapena sulla strada principale. Per arrivarci bisogna fare quasi un chilometro di strada sterrata in auto, poi un altro pezzo a piedi tra i campi. «Questi poveretti sono stati uccisi e dimenticati» è l’amaro commento di Mirella, oggi a 90 anni.
Anche per questo è importante ottenere giustizia, che mai è arrivata secondo la signora. «Ecco perché abbiamo chiesto il risarcimento tramite il fondo istituito dal Governo». Mirella è una delle centinaia di parenti delle vittime delle stragi naziste che ha fatto richiesta dei risarcimenti, in virtù del fondo da 61 milioni istituito dal Governo Draghi. Sono migliaia i potenziali beneficiari dei fondi e sono già centinaia le cause civili mosse contro la Germania. Alcuni processi sono già terminati in primo grado con sentenze favorevoli ai parenti delle vittime. Tra loro c’è appunto Mirella: il giudice di Firenze ha stabilito per lei, in primo grado, un indennizzo di 50mila euro.
E poi c’è… ( JACOPO STORNI / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/furono-torturati-uccisi-nazisti-l-avvocatura-stato-si-oppone-primi-risarcimenti-famiglie/92fd52fa-9e70-11ee-bb1f-834db2b90026