Paulo Fonseca ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della venticinquesima giornata di campionato, turno che vedrà i giallorossi affrontare la Fiorentina (ore 20.45).
Ecco le parole del tecnico portoghese.
Fiorentina-Roma significa dare delle risposte anche in fase difensiva. La difesa giallorossa è la tredicesima per gol subiti in Serie A. Smalling e Kumbulla sono pronti per tornare titolari?
“È vero, i numeri sono questi. La squadra ha sofferto più di quello che ci aspettavamo. Dobbiamo capire una cosa, sull’organizzazione della squadra. Ma vediamo l’ultima partita. Quante volte il Milan ha creato situazioni pericolose con la sua organizzazione offensiva? La nostra squadra è stata sempre equilibrata. Non abbiamo dato grosse chance agli avversari sulla loro manovra. Qui arriva il problema. Siamo noi che creiamo i nostri problemi. Concediamo troppi errori noi. Ed è successo anche in altre partite. Di perdere palloni, ad esempio. Non è un problema di organizzazione. È un problema di decisione, di scelta, di momento. Possiamo anche dire che sbagliamo perché giochiamo così. Ma noi vogliamo giocare così. Dobbiamo capire se la squadra può giocare o non giocare. Con il Milan potevamo giocare. Abbiamo sbagliato perché abbiamo sbagliato. È un problema anche offensivo. Stiamo lavorando per migliorare anche questi momenti. Kumbulla è pronto per giocare, giocherà domani. Smalling sarà convocato, però non è nella migliore condizione per giocare 90 minuti”.
Quella di domani è la terza partita in 6 giorni. La prima è stata giovedì scorso. In genere lei fa turnover. Questa rotazione riguarderà anche Mayoral?
“No, Borja giocherà domani. È vero che abbiamo avuto tante partite e abbiamo gestito i giocatori con l’Europa League. Con il problema di assenze in difesa, tuttavia, è difficile gestire Karsdorp, Spinazzola, Cristante e Mancini. Ma gli altri giocatori stanno tornando. In questa gara cambieremo due o tre giocatori”.
Chi giocherà in porta?
“Pau Lopez”.
Quando si alza il livello degli avversari Mayoral non riesce a emergere. È solo un caso?
“Non possiamo dimenticare che il calcio italiano è difficile per gli attaccanti. Per tutti gli attaccanti. Non dobbiamo dimenticare che questo ragazzo è arrivato da poco e che sta imparando. Lui, comunque, ha buoni numeri. Il problema è che se segna, va tutto bene. Se lui non segna, va tutto male. E la responsabilità è di un giocatore solo. Non si possono giudicare così le squadre”.
Potrebbe essere una soluzione stabile l’utilizzo del 3-5-2?
“Noi abbiamo difeso con il 3-5-2 durante la partita. Credo sia stato chiaro per tutti. Il problema è che abbiamo perso i palloni e fatto errori che non dovevamo, favorendo gli avversari. Questo è stato il problema. Perché, ripeto, nell’organizzazione difensiva siamo stati sempre equilibrati”.
In Roma-Milan avete segnato costruendo dal basso. E subito il secondo gol su ritiro sbagliato di Pau Lopez. Far toccare tanti palloni al portiere dà più vantaggi?
“Per me è importante far giocare con noi il portiere, torno a ripeterlo. La differenza è quando possiamo giocare e quando non possiamo giocare. Quando gli avversari fanno pressione, non possiamo rischiare. Nel caso del gol segnato dal Milan, non eravamo pressati. È stato un errore, un passaggio sbagliato, e stiamo lavorando per migliorare. Abbiamo sbagliato più di quello che dovevamo, ma la squadra è una squadra che crea tanto quando inizia a giocare dal basso”.
Sono arrivati meno gol dai giocatori che entrano dalla panchina rispetto alle altre squadre del campionato. Si è dato una motivazione?
“Sono numeri. Ma io non posso fare questa valutazione così. Io non ho i numeri, ma credo che nel 70% dei casi, quando sono entrati i nostri giocatori, stavamo vincendo. E se non hanno segnato è perché li avevamo già fatti. È vero, sono dati. Ma io come allenatore non posso limitarmi a questo. Devo considerare anche altri aspetti. Il momento della partita, magari faccio cambi per aiutare la squadra a difendere e non ad attaccare”.
Perché la Roma pretende sempre di giocare allo stesso modo contro le grandi? In certi casi non può essere un limite risultare troppo riconoscibili?
“Io non sono d’accordo con queste osservazioni. E lo spiego. Guardiamo in Italia, abbiamo 7 squadre che vogliono entrare tra le prime 4. L’Inter gioca sempre nello stesso modo, il Milan gioca sempre nello stesso modo, Atalanta gioca sempre nello stesso modo, Napoli e Juventus nello stesso modo. Cambiano identità? Non cambiano. Quello che cambia è la strategia in ogni partita. Esempio: noi siamo una squadra che pressiamo alto, in genere. Con il Milan abbiamo pressato alto? No. Per una strategia. Ma l’identità non cambia. Soprattutto quella delle grandi squadre. Non si cambia in funzione dei risultati. E le grandi squadre sono quelle che hanno un’identità forte. E poi il tempo per lavorare sul campo, in allenamento, è poco. C’è tempo per recuperare, non per fare altre esercitazioni”.
Come ha visto i ragazzi in queste ore?
“Questa squadra ha sempre reagito dopo le sconfitte. I ragazzi non sono andati in depressione. Anzi, hanno capito cosa fare per migliorare ed essere più forti. Sono pronti a lottare per domani. Poi possiamo vincere, pareggiare e perdere”.
Quanto è cambiata la Fiorentina rispetto al girone di andata con Prandelli?
“Ovviamente, sono due allenatori diversi Iachini e Prandelli. Due grandi allenatori. La Fiorentina è molto forte, con grandi giocatori. Hanno vinto in casa della Juventus. Può fare qualsiasi cosa. Poi non hanno avuto regolarità, ma non ho dubbi che domani sarà una partita difficile per noi. Come detto, in questi giorni ho visto una squadra che vuole lottare per i tre punti domani”.
(Foto Getty Images)
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