Fiesoli nega ancora gli abusi sui ragazzi nel Caso Forteto

di solobuonumore

Fiesoli nega ancora gli abusi sui ragazzi nel Caso Forteto

Nessun cenno di pentimento, anzi una strenua difesa della sua opera accanto agli “ultimi”. E perfino una negazione dei suoi guai giudiziari, degli arresti, delle condanne, del carcere.

Alla fine il dubbio resta. E cioè se gli 84 anni di Rodolfo Fiesoli siano davvero troppi per una deposizione lucida e consapevole o se amnesie e silenzi siano stati dosati con maestria, dalla figura chiave di uno dei più grossi scandali avvenuti in Toscana: il caso del Forteto, la comunità di Vicchio dove lo stesso Fiesoli e alcuni suoi sodali hanno abusato dei minori che venivano affidati dal tribunale. Un corto circuito istituzionale che, dopo i processi, una commissione d’inchiesta del Parlamento – dopo quelle della Regione Toscana – sta cercando di approfondire. E per farlo, ha preteso che Fiesoli comparisse nella veste di testimone.

Ieri, il fondatore della comunità mugellana è stato prelevato dalla Digos dalla Rsa di Padova in cui sta scontando quel che resta di una condanna a 14 anni e 10 mesi (diventata definitiva nel novembre del 2019), e portato davanti ai trenta membri dell’organo bicamerale presieduto da Francesco Michelotti di Fratelli d’Italia. Un risultato storico, visto che Fiesoli aveva sempre evitato le aule: ne aveva facoltà.

Ma stavolta no. Nella veste di testimone, aveva l’obbligo di rispondere e dire la verità, come in tribunale. Anche se sulla genuinità delle sue risposte restano tanti dubbi. Una sequela di “no” alla conoscenza di questo o quello (anche nomi “noti“ alla vicenda del mostro di Firenze), un moltiplicarsi di “non me lo ricordo”. Ogni tanto si accende, per difendere se stesso e la sua creatura (di cui parla al presente, come se non sapesse dell’epilogo della cooperativa, oggi in liquidazione), perfino di fronte a quello che non è più contestabile. “No, non sono stato mai arrestato, non ho avuto processi”, ha protestato quando gli hanno ricordato di essere arrestato una prima volta nel 1978 e la seconda nel 2011. In mezzo, gli affidamenti di minori continuarono. Perché? “Si aiutavano molto questi ragazzi in difficoltà. Quando si parla di Forteto si parla di persone che stanno profondamente male. Erano felici di stare con noi. C’era un’affettività molto piacevole. Ci davano bambini in affidamento provvisorio”.

Lo invitano a fare nomi. Lui ne snocciola con il contagocce. Un paio di ex magistrati del minorile, Piero Tony e Andrea Sodi, habitué del Forteto. Ma per loro solo elogi.

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