Sembrava la volta buona. Dopo trent’anni di dominio assoluto di Silvio Berlusconi, il primo congresso di Forza Italia – dopo la morte del fondatore – sembrava l’occasione per passare dalla monarchia assoluta berlusconiana a una competizione democratica per i ruoli di vertice del partito. In realtà, già da diverse settimane si era capito che Antonio Tajani sarebbe stato il solo candidato alla successione del Cavaliere. L’attenzione si è allora concentrata sulle posizioni di vicesegretario, le uniche considerate realmente contendibili. Tutto era pronto per votare i diversi candidati all’interno del palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, dove si svolge l’assise forzista. Erano stati montati anche i seggi con tanto di urne per far esprimere i delegati. Ma le cabine elettorali non sono mai state aperte. L’assemblea di FI ha deciso che, così come Tajani, anche i quattro candidati alla vicesegretaria del partito saranno tutti eletti per acclamazione. Ufficialmente per dare un segnale di unità, in realtà anche per evitare conte tra le varie anime di FI. Insomma quello di Forza Italia è un congresso di stampo sovietico? "Caz…te che dite voi di Fanpage", ribatte il capogruppo di Fi in Senato Maurizio Gasparri. Ma è la stessa vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ad ammettere che "forse almeno per i vicesegretari si sarebbe potuto votare, anche per dare un riconoscimento a chi da tutta Italia è venuto a Roma per il congresso"
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