Si può sfilare per oltre vent’anni sulle passerelle e per i brand più famosi del mondo e sentirsi vuoti e infelici? Si può trovare un senso a 5000 metri, al freddo, con monaci tibetani che non hai mai incontrato prima? A Fabio Mancini è capitato. Arrivato per caso nella maison di Giorgio Armani, di cui è diventato l’uomo immagine per oltre 15 anni, per 18 non ha voluto incontrare i suoi genitori dopo la loro seperazione, la mamma indiana che ha lasciato marito e figli, il papà pugliese, che si è ricostruito una vita. Una storia che racconta nel suo libro "108 volte mi perdono. Dalla solitudine delle apparenze alla pienezza dello spirito" (Rizzoli) e in studio con Giulia Santerini. Dove attraversa anche gli anni frenetici fatti di riconoscimenti, ossessioni, incontri sbagliati, colpi di fulmine, delusioni e rivincite. E dove cerca di spiegare a chi è ancora lontanissimo dal buddismo, come era lui, cosa significa compassione e intelligenza emotiva. Fabio ama andare nelle scuole con una èquipe di esperti, chiedere ai ragazzi se sono felici, spingerli a dare gioia ai coetanei. Lui sogna la gioia di una famiglia, ma "non ho ancora trovato una donna che ami la persona che ho dentro".
Intervista di Giulia Santerini, a cura di Cinzia Comandè.
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