Milano, 23 lug. (askanews) – "Io credo che il comparto sia vicino al punto di non ritorno, sia vicino al collasso. Non lo dico per richiamare l’attenzione, ma perché è vero. La particolarità di questa crisi è che ha sempre guardato ai mesi successivi e si pensava di uscirne a breve, quindi gli operatori hanno resistito. Prima si era parlato di una uscita dalla crisi in autunno ma poi è tornato il lockdown, poi con la campagna vaccinale abbiamo creduto di essere arrivati all’ultima curva, e invece adesso abbiamo messaggi allarmistici e continue cancellazioni… così forse avremo qualche contagio in meno, ma distruggiamo l’intero settore. Se a settembre non si riapriranno i corridoi, almeno per le persone in linea con i criteri del green pass, io credo che il settore non resisterà. E stiamo parlando di 83mila occupati tra tour operator e agenzie di viaggio, stiamo parlando di un valore di circa 13 miliardi di euro per il settore, stiamo parlando di tanta professionalità che verrà buttata via… e quindi è abbastanza frustrante vedere che la politica guarda questa situazione con un certo distacco". Lo ha detto ad askanews il presidente di ASTOI Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya, commentando la situazione di perdurante crisi del settore turistico organizzato italiano.
"I due interventi che servono per sostenere questo settore, ammesso che lo si voglia sostenere, perché qualche dubbio mi viene – ha aggiunto Ezhaya – sono primo ristorare i periodi nei quali non abbiamo potuto operare. Non si tratta di elemosina, ma del fatto che noi per decreto non abbiamo potuto operare. Se il governo impone con decreto di bloccare una certa attività, la devi indennizzare, punto. Questo è un diritto. La seconda cosa è, guardando le condizioni di alcuni Paesi, aprire dei corridoi turistici immediatamente, almeno a favore delle persone in linea con i protocolli del green pass. Bisogna rimettere in moto un settore, noi gli aiuti non li vogliamo, vogliamo tornare a operare. Anche perché i lavoratori sono in cassa integrazione da 16 mesi e non ne possono più. Non vogliamo che il governo prenda delle decisioni più realistiche, perché oggi stiamo vivendo una situazione francamente surreale".