Roma, 28 apr. (askanews) – "Il problema è che ci sono voluti 4 anni, 9 udienze, per arrivare alla conferma di questo risultato. È evidente che persone in condizione di malattia terminale non possono affrontare un iter così lungo. Perché tutti questi tribunali, perché tutti questi anni, perché tutte queste sofferenze? Perché il Parlamento italiano si sta rifiutando di assumersi le proprie responsabilità, nonostante due richiami della Corte Costituzionale": così Marco Cappato, esponente radicale e tesoriere dall’associazione Luca Coscioni, assolto in appello a Genova assieme a Mina Welby, co-presidente dell’associazione, entrambi imputati per il caso di Davide Trentini, il malato di Sla che nell’aprile 2017 andò a morire in una clinica Svizzera con il suicidio assistito.
"Ecco perché di fronte a un parlamento che non fa quello che dovrebbe fare noi abbiamo già deciso di dare la parola ai cittadini italiani: raccoglieremo le firme sul referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, saranno loro a decidere tra l’eutanasia clandestina all’italiana, che c’è e l’eutanasia legale, che garantisce la certezza dei diritti e delle libertà per i malati terminali", ha aggiunto Cappato, in un video pubbliato sul suo profilo social.
Furono gli stessi Cappato e Welby ad autodenunciarsi per l’assistenza e l’aiuto offerto al 53enne che aveva liberamente deciso di porre fine alle sue sofferenze. Il processo di primo grado, celebrato davanti alla Corte d’Assise di Massa, si concluse con l’assoluzione dei due imputati dalle accuse di istigazione e aiuto al suicidio. Sentenza confermata oggi dai giudici della Corte d’Assise d’Appello del capoluogo ligure.