Roma, 20 set. (askanews) – "Nei tanti incontri pubblici che mi capita di realizzare, spesso c’è una enorme sottovalutazione di quanto le rinnovabili possano essere già oggi importanti nel sistema energetico nazionale. Se parliamo di settore elettrico, più di un terzo dell’elettricità che consumiamo in Italia è prodotto dalle rinnovabili. Questa esperienza è confermata dai dati del sondaggio pubblicato da SWG". Lo afferma Gianluca Ruggieri, Ingegnere ambientale, a commento dei dati secondo cui l’88% degli italiani crede che l’Italia abbia mancato gli obiettivi di transizione fissati dalla UE, mentre siamo stati tra i primi a raggiungerli, nel 2014, superandoli ampiamente.
Il 76% non sa che l’Italia è leader di efficienza energetica in Europa. Un terzo è convinto che il Paese sia fermo sotto al 10% di produzione elettrica da rinnovabili, meno di quanta ne producevamo agli inizi del Novecento, e solo un 10% risponde con una stima che si avvicina al valore corretto, ovvero: oggi l’Italia produce circa il 35% dell’energia elettrica da rinnovabili.
Nel pieno di una campagna elettorale che vede i temi energetici in primo piano, la ricerca SWG rivela come alla base del dibattito ci sia una conoscenza molto scarsa del contesto. I risultati indicano che l’attuale discussione politica si fonda su preconcetti, soprattutto tra gli elettori over 55.
Questa scarsa conoscenza condiziona anche i giudizi sul sistema industriale: la maggior parte degli italiani (62%) è d’accordo con l’affermazione "le maggiori imprese legate all’energia rinnovabile sono all’estero, in Italia non siamo forti in questo settore". Solo una minoranza (38%) è consapevole che le imprese italiane occupano una posizione di tutto rispetto nel settore della produzione elettrica da rinnovabili, per esempio con la partecipata ENEL Green Power, una delle 5 più grandi società dell’industria solare al mondo per potenza installata. Errate anche le percezioni sui rendimenti dei pannelli solari: il 61% sottostima i progressi delle tecnologie fotovoltaiche e crede che per raggiungere gli obiettivi di transizione del 2030 occorra coprire una superficie pari al 40% delle aree costruite del paese, mentre, in realtà, basterebbe il 4% della superficie edificata, dieci volte meno. Meglio informati gli italiani riguardo al costo comparato delle varie tecnologie di generazione elettrica: il 40% individua correttamente nel fotovoltaico la fonte più economica per produrre un chilowattora di elettricità (e questo senza contare l’impennata dei prezzi degli idrocarburi del 2022).
Dai "nativi rinnovabili" ai "nostalgici fossili", il grande gap generazionale si riflette anche sulla conoscenza del contesto energetico. La variabile che influisce di più sulle diverse percezioni è quella dell’età. I "nativi rinnovabili" under 35 hanno percezioni più allineate alla realtà tecnologica di oggi. La fascia d’età che nelle risposte si discosta di più dai dati reali è quella degli ultra 55 (quella che esprime più votanti), cresciuti nell’epoca d’oro delle tecnologie fossili, in un prevedibile fenomeno di "inerzia cognitiva". Costituiscono la categoria che conosce meno le tecnologie rinnovabili, che ne sottostima di più i rendimenti, ne sovrastima i costi e che è meno al corrente dello stato di avanzamento della transizione energetica.
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