Roma, 11 mag. (askanews) – Liberare pienamente le energie e i talenti delle donne, creando condizioni economiche, politiche, sociali e culturali favorevoli a innescare un circolo virtuoso di parità di genere e leadership femminile. Un obiettivo impegnativo a cui il nostro Paese sta lavorando mettendo in campo diverse iniziative, come la recente attuazione di un Osservatorio nazionale e una Cabina di regia interistituzionale per garantire il rispetto della parità di genere.
Molto però resta ancora da fare, come è emerso durante il convegno "Empowerment femminile: un catalizzatore della parità di genere", organizzato da Abbott in collaborazione con le associazioni Healthcare Businesswomen’s Association (HBA) Italia e Le Contemporanee, che ha raccolto i contributi di esponenti delle istituzioni, del mondo del lavoro, delle associazioni.
L’Italia si trova a dover recuperare rispetto ad altri Paesi, come evidenzia Annabella Amatulli, presidente di HBA Italia: "Se andiamo a vedere il posizionamento dell’Italia nel Global Gender Gap Index del World Economic Forum il nostro Paese ricopre il 63° posto, che è molto indietro rispetto ad altri Paesi in Europa. Questo è un parametro che prende in considerazione diversi aspetti: l’accesso all’educazione delle ragazze, l’occupazione femminile, l’accesso alla salute e l’empowerment politico delle donne. L’Italia da questo punto di vista è carente, ci sono poche donne che ricoprono ruoli di rilevanza all’interno delle istituzioni.
"Spesso questo gap che ritroviamo da adulte inizia da bambine. Il 54% delle adolescenti, secondo un dato Ipsos e Save the Children, ama le materie scientifiche ma poi solo il 22% di loro si iscrive a percorsi di studio scientifici, quindi già perdiamo una buona parte della popolazione femminile all’ingresso dei percorsi di studio. E anche come associazione cerchiamo di creare un network virtuoso per andare a parlare anche nelle scuole e fare del nostro meglio per cercare di colmare questo gap".
Un gap che Abbott vuole contribuire a superare con la campagna di informazione e sensibilizzazione "Dai voce alla tua voce", presentata durante il convegno, che testimonia l’impegno dell’azienda per l’empowerment femminile. Un impegno che viene da lontano, come evidenzia Stefano Zangara, direttore Risorse Umane Abbott Italia. "Le nostre statistiche ci dicono che noi abbiamo un 51% di donne attive nella nostra azienda, con un 50% della leadership, quindi dei vertici della società locale gestiti da donne e questo in assenza di qualunque gap salariale. Ma non è frutto di una casualità, perché questa è una lunga storia che accompagna Abbott a livello corporate e locale circa il concetto di inclusione. Questo è solo l’ultimo degli eventi, accompagnato negli anni da una serie di iniziative l’ultima delle quali, la genitrice di questo evento, riguarda la sindrome dell’impostore scoperta nel 1978 da due psicologhe: quella forma di inadeguatezza che colpisce secondo le statistiche circa il 75% delle donne che sviluppano la loro carriera nel mondo del lavoro.
"Abbiamo fatto una forte campagna per superarla coinvolgendo un centinaio di colleghe all’interno della nostra azienda che hanno fatto poi da ambasciatrici verso le altre. Quindi stiamo passando da una dimensione soggettiva, perché la sindrome dell’impostore colpisce la donna come singolo individuo, all’ambiente del lavoro, della leadership femminile che è nella nostra campagna ‘Dai voce alla tua voce’". Una campagna che, attraverso uno spot e un sito web, punta ad offrire alle donne strumenti concreti per riuscire a esprimere pienamente il loro potenziale.