“Siamo consapevoli del percorso fatto fino ad oggi, il nostro obiettivo è sempre stato la salvezza e ad oggi siamo sulla buona strada: al momento non l’abbiamo raggiunta e il nostro pensiero deve essere quello di portare la barca in porto e attraccarla”: nella settimana di sosta ha parlato il Direttore Sportivo azzurro Pietro Accardi.
“Tutti abbiamo voglia di tornare alla vittoria – ha detto Accardi – siamo consapevoli che manca da tredici giornate ma questa non deve assolutamente diventare un’ossessione. Dobbiamo partire da qui, noi siamo i primi a non vedere l’ora di tornare gioire ma sappiamo quanto in A sia difficile far punti e anche quanto un pareggio sia difficile da ottenere e va vissuto come un punto conquistato Tutti vorremmo sempre vivere certi momenti, ma non dimentichiamoci da dove veniamo: siamo una neopromossa e fino ad oggi, per nostri meriti, non ci siamo comportati come tali pensando ai risultati ottenuti. Se ci avessero detto che a 8 giornate dalla fine saremmo stati qui avremmo firmato. I ragazzi sono stati bravi ad alzare l’asticella, ma nessuno ha chiesto loro di arrivare nella parte sinistra della classifica. Pochi punti nel girone di ritorno? Tutti sapevamo che sarebbe stato più difficile. All’andata sei più libero dal punto di vista mentale, avendo tante gare in calendario c’è meno paura di sbagliare partita. Ora, anche inconsciamente, potrebbe salire la pressione ma i 6 punti del girone di ritorno dobbiamo analizzarli in maniera lucida e dicono che a parte qualche caso e qualche partita le prestazioni ci sono sempre state. Noi ci attacchiamo a quelle, che da sempre sono state la nostra forza, e al quotidiano. Nella squadra vediamo grande impegno, dentro lo spogliatoio si pensa sempre a come poter far meglio senza volersi accontentare, con allenatore e staff non ci hanno mai fatto pensare a cose negative. Il mister è il primo che si mette in discussione e cerca delle soluzioni, è stato bravo a correggere certi errori e modificare anche alcuni aspetti per calarci meglio dentro determinate partite”.
“Gli arrivi del mercato di gennaio? – ha proseguito – Non dovevamo fare grandi cose perchè oggettivamente la squadra ci aveva dato delle indicazioni positive. Abbiamo cercato elementi di esperienza come Verre e Benassi, che ben si sposavano con la nostra idea di calcio pur sapendo che avremmo dovuto aspettarli e dar loro tempo. Siamo convinti che a distanza di un paio di mesi ci possano dare qualcosa in più e se tornassi indietro rifarei le stesse scelte. Cacace si è inserito subito bene e per un ragazzo della sua età che mai aveva giocato in Italia non era scontato. Mancuso? È stata una scelta di opportunità per entrambi, credo sia stata una valutazione corretta da parte di tutti. Gli episodi arbitrali? Dispiace sempre quando avverti che ti abbiano fatto un torto in una determinata circostanza ma io cerco di concentrarmi sugli aspetti che puoi determinare. È inutile puntare il dito su un qualcosa che non dipende da te, gli errori possono starci, è successo a noi ma anche ad altri. Mi dispiace solo perché il Var e la tecnologia dovrebbero aiutare, ma siamo ancora qui a parlare di sbagli”.
“L’eliminazione della nazionale? – ha poi detto – Dispiace molto ed è una sconfitta per tutti e per tutto l’ambiente. È uno dei momenti più difficili del calcio italiano, ma credo che da ogni caduta ci sia la possibilità di imparare e ricostruire. Servirà pazienza ed un pò di coraggio ma sono certo che questo servirà per andare a migliorare tutto il sistema e formare giocatori che possano essere più abituati a giocare partite importanti. Modello Empoli per ripartire? Lavoro in una società che valorizza, crede e sa aspettare i giovani ma i modelli sono difficili da replicare perché ogni realtà ha le proprie caratteristiche, con ambienti e ambizioni sempre diversi. Ad Empoli si può avere coraggio, qua ci sono una struttura e un ambiente che hanno una mentalità e sanno che si deve fare quello, al netto di quello che poi possa essere il risultato sportivo. Qui c’è una determinata cultura e, lo dice la storia, che permette al ragazzo di sbagliare; forse quando gestisci società con ambizioni diverse è più difficile fare questo. Le voci sui giovani? È normale che ci siano perché come si mette in vetrina questi ragazzi è normale che attirino l’attenzione di squadre importanti. Fa parte del gioco, a livello inconscio loro possono risentire di questa pressione, ma devono farci l’abitudine. Noi dirigenti lo sappiamo e cerchiamo di supportarli nel modo migliore anche se parliamo di ragazzi seri e dediti al lavoro”.
“Domenica affronteremo la Fiorentina – ha concluso – una partita sempre particolare, dove i punti in palio sono gli stessi ma essendo un derby aumenta la voglia portarli a casa. I ragazzi metteranno tutto quello che hanno per regalare una gioia ai tifosi perché sanno benissimo, insieme all’allenatore, che una partita come questa ha un valore speciale anche per il nostro pubblico. Futuro? Siamo concentrati al massimo sul presente, con una salvezza che va davvero ancora conquistata. Dobbiamo portare la nave in porto e attraccarla, poi da li avremo tutto il tempo per poter fare le valutazioni in vista della prossima stagione. Il mio futuro? Nei colloqui col presidente parliamo della squadra anche in vista della prossima stagione. Nel calcio mai dire mai ma ho tre anni di contratto, sto molto bene qui ad Empoli, mi sento parte integrante di questa società”.
(Foto LaPresse)