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Emendamento approvato per far entrare pro-vita nei consultori

a cura di Olimpia Peroni

In questi giorni in Italia è successa una cosa molto, molto significativa: i consultori hanno ufficialmente aperto le porte alle associazioni antiabortiste. 

Alla Camera è stato approvato l’emendamento di Fratelli d’Italia che stabilisce che i consultori potranno avvalersi di associazioni “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” – che in altre parole significa associazioni antiabortiste e pro-vita che si schierano contro il diritto di scegliere l’interruzione di gravidanza volontaria.

Si è subito scatenata una forte polemica. In moltissimi hanno evidenziato come già l’Italia sia un Paese in cui il diritto ad abortire non è garantito ovunque allo stesso modo, ad esempio per il numero elevato di obiettori di coscienza; cosa che costringe le donne ad allontanarsi dalla propria provincia o regione.

Ma non parliamo solo di ostacoli “pratici”, come l’effettiva assenza di un personale medico che permette di interrompere una gravidanza, ma anche psicologici. Abortire può essere un’esperienza delicata, complessa, intima – anche traumatica. In ogni caso si tratta di una decisione personale e privata. Una donna che decide di farlo non può né deve essere messa in ulteriori condizioni di stress emotivo dovuto a prassi umilianti e colpevolizzanti, dall’ascolto del battito del feto a dei colloqui “obbligatori” con consulenti o associazioni antiabortiste.

L’approvazione di questo emendamento è la conseguenza di un atteggiamento retrogrado e discriminatorio nei confronti delle donne, un atteggiamento volto non a facilitare un iter già di per sé complesso nel nostro Paese, ma a frapporre ancora più ostacoli tra la donna e il diritto che ha di scegliere di interrompere una gravidanza.

E non è un caso che questo emendamento sia stato approvato proprio ora. Pochi giorni fa, la maggioranza del Parlamento europeo ha votato per far rientrare l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali. Una decisione nel sito ufficiale di gFratelli d’Italia viene definito un "indicatore inquietante di quale progetto sociale abbiano in mente le sinistre per il futuro dell’Europa".
La richiesta di inserire il diritto all’aborto, hanno detto gli eurodeputati meloniani, potrebbe "limitare o violare i diritti umani", e mostra un approccio "contro il diritto alla vita".

L’emendamento di Fratelli d’Italia si posiziona controcorrente rispetto alla direzione che sta prendendo l’UE in fatto di diritti delle donne e di decidere sul proprio corpo. Anzi, da questo punto di vista l’Italia è molto più in linea con Paesi come l’Ungheria e la Polonia . Inoltre, fa leva sulla prima parte della legge 194, dedicata alla “tutela sociale della maternità”, così da legittimizzare sempre di più le associazioni antiabortiste.
Sì,  la 194 tutela la maternità, ma sancisce anche la libertà di interrompere la gravidanza. Ma la legge, da sola, non basta. Le istituzioni devono impegnarsi ad applicarla, piuttosto che contrastarla. 

Perché altrimenti uno scenario potrebbe essere che sì, da una parte la legge, sulla carta, esiste ma dall’altra i consultori potrebbero diventare, tra obiettori di coscienza e associazioni pro vita, luoghi in cui il diritto ad abortire viene costantemente raggirato. E per quanti sembri un paradosso, è uno scenario molto più vicino alla realtà di quel che sembra.

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