è stato trasferito in carcere a Monza. Dopo dieci giorni nel reparto di psichiatria dell’ospedale Niguarda il suo stato fisico è stato ritenuto idoneo per il carcere. Non così per i legali che urlano la loro rabbia attraverso ogni canale media. La condizioni di non sarebbero affatto buone. “Sta molto male, sono 12 giorni che non mangia, è imbottito di psicofarmaci e si regge a malapena in piedi, mi chiedo dove è finita l’umanità in questo Paese, non riconosco più il mio Paese”, commenta il suo avvocato Ivano Chiesa. Chiesa è andato nel carcere di Monza per incontrare l’ex agente fotografico, “che sta proseguendo lo sciopero della fame”. E ha riferito: “Non ho mai visto le dimissioni da un ospedale con trasferimento in carcere alle 23 (del 22 marzo, ndr), mai visto un trasferimento in carcere notturno in 35 anni di carriera, se l’hanno fatto per problemi mediatici o di clamore sono ancora più sconcertato”. E ancora: “Sono senza parole, non capisco più lo Stato in cui vivo”. Continua dopo la foto Sulla questione è intervenuto anche Carlo Lio, Garante dei detenuti di Regione Lombardia, “Per le persone che presentano patologie psichiatriche andrebbe formulato un percorso che non può prescindere dalla presa in carico sanitaria del soggetto e dall’individuazione del luogo più idoneo al percorso riabilitativo, che spesso non è compatibile con le strutture detentive carcerarie”. Continua dopo la foto “Si auspica pertanto – aggiunge il Garante – che le valutazioni tecniche psichiatriche e psicologiche dei clinici concorrano a determinare le misure più idonee individuate dai magistrati per i soggetti che presentino una diagnosi di patologia psichiatrica acclarata”. “L’esperienza che ho maturato – continua Lio – mi porta ad affermare che, all’interno degli istituti di pena, le persone a cui è stato diagnosticato un disturbo psichiatrico difficilmente riescono ad ottenere trattamenti adeguati”. Continua dopo la foto dovrà restare nel carcere di Monza per 2 anni. Dovrà scontare di nuovo 9 mesi di reclusione che aveva già scontato, in affidamento terapeutico, tra febbraio e novembre 2018. Lo ha deciso la Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Corona contro quanto stabilito lo scorso 13 ottobre dal Tribunale di Sorveglianza di Milano in accoglimento della richiesta del pg milanese Antonio Lamanna che aveva evidenziato le violazioni commesse da Corona durante la fase di affidamento concessagli per favorire il programma di recupero dalla dipendenza da cocaina. Ti potrebbe interessare: Pubblicato il 23-03-2021 alle ore 14:31.Ultima modifica il 23-03-2021 alle ore 14:31/
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