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Roma, 27 gen. (askanews) – Una Giornata della Memoria, quella che si celebra ogni anno il 27 gennaio, che in tempo di Covid assume una particolare rilevanza e che viene celebrata attraverso i nuovi strumenti, i social, la Rete. Una Rete che però spesso diventa veicolo di sentimenti violenti e di rigurgiti razzisti e antisemiti. Ma, utilizzando gli stessi strumenti, la memoria può diventare anche un "vaccino" per arginare odio e violenza.
A parlare è Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, in questa intervista ad askanews: "La memoria della Shoah è un monito imprescindibile, indissolubile e quanto mai attuale nel presente e di fronte al quale non ci possiamo sottrarre. Un rinnovato impegno in una capacità di rigenerarsi nel tempo e nella circostanza con la consapevolezza che quel "mai più" di cui spesso i testimoni parlano e al quale dobbiamo una doverosa attenzione può anche passare per l’uso di strumenti che in genere vengono invece utilizzati per divulgare e diffondere l’odio".
I social sono oggi esempio di una divulgazione di sentimenti antisemiti che riemerge e riaffora con particolare evidenza. E’ di qualche giorno fa il caso di Arezzo, dove alcuni hacker nazifascisti hanno interrotto una trasmissione Web sulla Giornata della Memoria con parole offensive e violente. "La condanna è evidente, non solo da parte nostra ma anche da parte della società civile. Gli strumenti normativi esistono e debbono essere applicati, e l’episodio di Savona ne è una palese dimostrazione. Purtroppo la rete è uno strumento che si presta molto ad accalappiare i giovani e ad operare al posto di quella propaganda di cui tutti abbiamo sentito parlare di 80 anni fa e diventare lo stesso strumento per mettere a disposizione delle masse dei canali per prevaricare sull’altro o per trovare dei capi espiatori, o per individuare delle responsabilità semplificando l’analisi della realtà e di tutto quello che dovrebbe essere un normale spirito critico, per far confluire un messaggio di violenza".
Memoria come vaccino, dunque: "Il rischio è che quelle pagine vengano relegate soltanto ai libri di storia, quando il senso di una narrazione e dell’istituzione della giornata memoria è di un momento di focalizzazione della società sulla tragedia della Shoah è ben diverso". "Penso che la raccolta del testimone da parte de giovani debba essere operata con questo sentimento e con questa partecipazione: un impegno e un monito morale di ciascuno a farsi carico della storia di un testimone o di un deportato o di una persona che non c’è più alla quale senza motivo è stata tolta la vita. Quando avremo assunto questa consapevolezza il processo sarà radicato nelle nostre coscienze e quel "vaccino" contro il riproporsi di modelli o di esperienze come la tragedia e l’unicità della Shoah potrà in qualche modo arginarsi".