Milano, 7 lug. (askanews) – Nuovo capitolo della sempre più travagliata storia tra l’Unione Europea e un Paese membro sempre più lontano dai valori di tolleranza: l’Ungheria. Il capo della Commissione europea Ursula von der Leyen ha avvertito Budapest di invertire la rotta sulla sua controversa legge sulla "propaganda" Lgbt – che entrerà in vigore giovedì – altrimenti dovrà affrontare conseguenze legali.
"È una vergogna" ha sbottato la presidente dell’esecutivo dell’UE. "Se l’Ungheria non correggerà la situazione, la Commissione utilizzerà i poteri a sua disposizione come custode dei trattati", ha promesso durante una sessione del Parlamento europeo a Strasburgo.
La legislazione vieta alle scuole di utilizzare materiali considerati come promozione dell’omosessualità. La legislazione introdotta dal primo ministro ungherese Victor Orban è stata aspramente criticata dai leader dell’UE in un vertice il mese scorso, con il primo ministro olandese Mark Rutte che ha detto a Budapest di rispettare i valori di tolleranza dell’UE o di lasciare il blocco di 27 paesi. E intanto è stata sospesa la valutazione positiva sul Recovery plan di Budapest.
Ma il problema non è soltanto l’Ungheria. Forti virate verso il conservatorismo, abolizione del diritto di aborto e significativi attacchi alla indipendenza della giustizia sono ormai all’ordine del giorno in alcuni Paesi membri dell’Ue, ma appartenenti all’ex Patto di Varsavia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito una "battaglia culturale" la divisione dei valori tra Paesi dell’Ovest e dell’Est come Ungheria, Polonia e Slovenia. E ora Orban, che è primo ministro ungherese dal 2010, si fa forza di non essere più solo a promuovere nell’Unione quelli che, secondo lui, sono i valori cattolici tradizionali sotto la pressione dell’Occidente liberale.
Servizio di Cristina Giuliano
Montaggio di Gualtiero Benatelli
Immagini Ebs, Afp