Milano, 25 nov. (askanews) – Come nel rugby, nessun compagno viene lasciato indietro. "Donne in meta" è la campagna di informazione e sensibilizzazione sul Tumore al Seno Metastatico Triplo Negativo, aggressiva forma che rappresenta il 15-20% delle diagnosi. La campagna, promossa da Gilead con il patrocino di Europa Donna Italia, si pone come obiettivo primario quello di fare squadra – familiari, persone care, medici, personale infermieristico e le diverse associazioni – per supportare la paziente e metterla in contatto con altre donne che condividono il suo percorso.
Alessandra Gennari, direttore Oncologia Universitaria AOU Novara spiega che ancora non siamo arrivati ad avere la terapia che cambia la storia della malattia. Ma l’Ema, ovvero l’organismo regolatore europeo ha appena approvato un farmaco, che può fare qualcosa in più.
"Va a colpire in maniera mirata le cellule di tumore della mammella triplo negativo. Quindi è un farmaco diciamo, è una terapia che non possiamo proprio chiamare a bersaglio molecolare: è una chemioterapia a bersaglio molecolare".
Per Gennari questo è il futuro. "E questo dà – dice – una grossa speranza alle pazienti, affette da questo particolare tipo di tumore: adesso hanno effettivamente la chance di ricevere un farmaco molto efficace". Ma oltre ai farmaci, serve una squadra che curi in maniera multidisciplinare la paziente.
Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia: "Abbiamo 21 sanità in Italia. Paradossalmente, a parte l’approvazione generale da parte di Aifa, a livello regionale ci sono alcuni assessorati che hanno dei protocolli di accoglienza di un farmaco, e in altre regioni no. E quindi, anche per evitare quello che io chiamo il turismo sanitario – andare in un’altra regione a curarsi – io trovo che, specialmente una donna con un tumore di questo genere, debba avere le stesse identiche possibilità di cura di quelle che ha una, diciamo equivalente paziente, in un’altra regione".
A supporto della Campagna "Donne in meta" anche un’indagine realizzata da Elma Research. Uno dei concetti più interessanti emersi è quello del tempo e il suo significato rispetto alla malattia.
Elena Ripamonti, founder e CEO di Elma Research: "Il tempo – dichiara – ha anche un’accezione positiva in questo percorso, perché si scopre il valore del tempo, per se stesse, il valore del tempo soprattutto passato con la famiglia. Perché queste sono donne, in questo tipo specifico di tumore, più giovani, hanno un’età inferiore. Ci sono nel nostro campione tante donne anche sotto i quarant’anni che vengono colpite da questa diagnosi nel pieno della loro vita. La loro vita affettiva, lavorativa. Per questo siamo andati a investigare l’impatto che ha avuto questa diagnosi, anche nella relazione di coppia".
La relazione in genere tiene, anzi si può anche rafforzare. Ma per alcuni aspetti viene comunque compromessa. E allora ci vuole un partner con le spalle larghe, capace di guardare il nemico negli occhi e di parlare di quello che sta accadendo.
Marco Bortolami, campione di Rugby e allenatore conclude: "Le parole tolgono forza all’avversario. Tolgono forza a quello che non si conosce. Essere informati: credo che sia questa la maniera migliore di affrontare qualcosa in gruppo, in squadra. Ci permette poi di affrontarlo meglio e chissà magari sconfiggerlo, sconfiggerlo molto presto".
Servizio di Cristina Giuliano
Montaggio di Gualtiero Benatelli
Immagini askanews, Afp
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