Milano, 15 mar. (askanews) – Domenica di sangue in Myanmar: almeno 38 manifestanti sono stati uccisi in una nuova giornata di proteste contro il colpo di Stato militare del primo febbraio scorso. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco a Yangon, per disperdere i manifestanti che hanno usato bastoni e coltelli.
I militari hanno dichiarato la legge marziale nell’area dopo che sono state attaccate alcune aziende cinesi. I manifestanti ritengono infatti che la Cina stia dando sostegno ai militari, anche se – precisa la Bbc – non è ancora del tutto chiaro chi ci fosse dietro agli attacchi.
Le proteste nel Paese sono inziate dopo il golpe militare del primo febbraio, quando i vertici della Lega nazionale per la democrazia, democraticamente eletti, sono stati arrestati. Tra le persone fermate anche la leader de facto del Myanmar, Aung San Suu Kyi, ancora detenuta in un luogo segreto. I militari ritengono che il voto sia stato segnato da pesanti e decisivi brogli.
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