Milano, 26 nov. (askanews) – Lo stecco del ghiacciolo in legno da foreste certificate, gli scarti alimentari che diventano mangime animale, impianti di co o trigenerazione nell’industria della pasta per l’autoproduzione di energia elettrica, termica e frigorifera. Tutto questo insieme significa 270 mila metri cubi di acqua risparmiati, 69 milioni di chili in meno di emissioni di CO2, 19 milioni e mezzo di chili di rifiuti recuperati. A misurare l impegno nella sostenibilità del settore dolciario e pastario italiano tra il 2013 e il 2019 è Unione Italiana Food, che riunisce 450 aziende dell’agroalimentare. Mario Piccialuti, direttore generale di Unionfood, ci racconta come è nato il nuovo rapporto di sostenibilità che arriva a sette anni dalla prima edizione:
"In questi sette anni i cambiamenti sono stati notevoli, progressi notevoli realizzati dalle aziende del settore della pasta e dell’ industria dolciaria italiana. I parametri che sono stati misurati in questi 7 anni nel rapporto di sostenibilità 2019 sono quelli del consumo dell’acqua, quelli del consumo dell’energia, quelli della produzione dei rifiuti, quelli della produzione di anidride carbonica quindi le emissioni in atmosfera del CO2, quelli della lavorazione del recupero dei sottoprodotti della lavorazione alimentare e poi infine l’intero ciclo della produzione".
L impegno verso una crescita sostenibile, come dimostra il rapporto di Unionfood, è trasversale a tutti i settori analizzati. Se da un lato, ad esempio, in questi sette anni i prodotti da forno e da ricorrenza, come pandoro e panettone, hanno emesso quasi un 43% in meno di anidride carbonica e il settore della confetteria ha risparmiato almeno 14 metri cubi e mezzo di acqua per ogni tonnellata di prodotto, il settore del cacao e cioccolato in 7 anni è passato dal 7 al 100% di energia elettrica rinnovabile. Ma come si è arrivati a calcolare questi numeri?
"Abbiamo messo a fattor comune l’esperienza di ben 10 aziende tutte di dimensione sovranazionale, aziende di settori che rappresentano 20 miliardi di fatturato ripeto il dolciario e il pastario, aziende che hanno un’occupazione di oltre 35 mila dipendenti e aziende che hanno anche una grande presenza a livello di esportazioni rispetto ai loro prodotti".
Parliamo di pasta, prodotti da forno, cacao e cioccolato, gelati e confetteria, cinque categorie merceologiche simbolo del made in Italy che da tempo lavorano per una crescita sostenibile, supportati da un associazione, Uniofood, che in modo pioneristico ha fatto della sostenibilità uno dei propri obiettivi strategici: "Un tempo bisogna pensare che quando si realizzava uno scarto alimentare, fosse esso già imballato al termine della linea di produzione o nel corso della linea di produzione perché veniva scartata una parte del prodotto alimentare il prodotto veniva dato ai rifiuti ecco noi già all’epoca, vent’anni fa, sviluppammo delle linee guida per la gestione dei sottoprodotti e, come i numeri di oggi hanno dimostrato, abbiamo una grandissima contrazione di rifiuti non vengono destinati ai rifiuti ma magari alla mangimistica".
Condividere le best practice a livello associativo significa lavorare a uno sviluppo dell industria alimentare nel rispetto di valori come la sicurezza, la qualità, la salute intesa come prodotti nutrizionalmente sani, e ora più che mai la sostenibilità:
"Deve essere sostenibile da un punto di vista non solo ambientale ma anche da un punto di vista economico e da un punto di vista sociale, sociale perché noi dobbiamo fare bene al Pianeta sì ma bene anche alle persone, ma deve essere anche sostenibile dal punto di vista economico e qui mi collego all altro valore che volevo presentare che è quello dell’accessibilità: noi dobbiamo garantire in epoche alludo al 2050 secondo i dati della Fao in cui saremo 10 miliardi di abitanti dobbiamo poter garantire che tutti abbiano facile accesso a quelle che sono le derrate necessarie per poter sopravvivere".