Diverticolite
Il Dr. Roberto Gindro ci spiega in cosa consiste la sindrome del colon irritabile e cosa fare per imparare a conviverci, riducendone il fastidio.
00:00 Introduzione
00:39 Cosa sono i diverticoli
01:54 Diverticoli nel colon
03:20 Malattia diverticolare
03:30 Sintomi aspecifici
05:09 Complicanze
06:01 Cosa fare in caso di diverticoli?
06:20 L’importanza di un aumento di fibre graduale
07:42 Come gestire lo stile di vita con la diverticolite
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I diverticoli sono piccole sacche che si formano sulle pareti interne del tratto digerente, tipicamente a livello del colon.
Un paziente che abbia uno o più diverticoli ha la diverticolosi, ma non significa che SOFFRA di diverticolosi, perché la mera presenza di queste sacche non è necessariamente causa di sintomi o disturbi.
Tutti noi nasciamo senza alcun diverticolo, salvo eccezioni, ma si stima che nelle popolazioni occidentali e tra le persone con più di 60 anni circa uno su due presenti almeno un diverticolo, ma più comunemente qualche dozzina. Perché nelle popolazioni occidentali si formano così spesso? L’ipotesi prevalente è che sia una delle conseguenze di una dieta troppo povera di fibra.
Si definisce invece malattia diverticolare una diverticolosi sintomatica, ovvero la presenza di diverticoli che in questo caso danno segno di sé mediante lo sviluppo di sintomi, che comprendono ad esempio mal di pancia, gonfiore e disturbi dell’alvo, eventualmente un po’ di sangue nelle feci in modo occasionale.
In alcuni pazienti può può succedere che, per ragioni in genere sconosciute, un diverticolo s’infetti e s’infiammi in modo anche molto severo, innescando la cosiddetta diverticolite. Rispetto alla diverticolosi la differenza a livello di sintomi è notevole, perché in questo caso ci troviamo di fronte ad un dolore costante e molto severo alla pancia, spesso accompagnato da febbre alta, brividi, nausea e/o vomito, diarrea o stitichezza, muco e sangue nelle feci, sangue dal retto.
Nei casi più sfortunati il paziente può sviluppare complicazioni molto serie e potenzialmente anche fatali, soprattutto qualora l’infezione sia particolarmente aggressiva o venga trascurata e lasciata libera di progredire.
Se le infiammazioni più lievi potrebbero anche risolversi senza trattamento grazie alle difese del nostro organismo, più spesso è necessario ricorrere a terapie antibiotiche volte a contrastare l’infezione; per quanto riguarda il dolore, agli antinfiammatori viene in genere preferito il paracetamolo, per il ridotto rischio di effetti gastrolesivi.
In caso di complicanze, o comunque quando il paziente sia considerato a rischio, il trattamento diventa ospedaliero e basato sempre su antibiotici, ma in questo caso accompagnati da una dieta esclusivamente liquida, per dare modo all’intestino di guarire senza sovraccaricarlo di altre funzioni, antidolorifici ed antispastici per ridurre i movimenti muscolari intestinali ed eventualmente chirurgia.
In letteratura non ci sono strategie certe di prevenzione, ma la più condivisa è sicuramente un aumento del consumo di fibra giornaliero, attraverso abbondanti quantità di verdura e frutta, legumi e cereali rigoramente integrali.
Fino a qualche anno fa si consigliava di evitare il consumo di semi come tali, ed alimenti che possano contenerli, oltre a noci, pop-corn e cibi simili perché in teoria in grado di infilarsi in un diverticolo, magari occludendolo, e favorire così lo sviluppo d’infezione. Ad oggi si ritiene che presumibilmente si tratti di una precauzione infondata e che, anzi, escluderebbe inutilmente dalla dieta preziose fonti di macro e micronutrienti.
E sempre a proposito di dieta i medici delle cliniche Mayo ci ricordando di diminuire il consumo di derivati animali, mentre allargando un po’ di più il raggio d’azione è necessario contrastare tutti i fattori di rischio associati allo sviluppo di diverticolite, ad esempio perdendo peso se necessario, riducendo od abolendo il fumo, praticando regolare attività fisica e bere abbondantemente, in modo che insieme alla fibra consumata si abbatta il rischio di stitichezza e dei relativi sforzi al momento dell’evacuazione.
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