Padova, 1 giu. (askanews) – L’astrologia, l’influenza dei pianeti, il significato del numero, sono la bussola che Dante Alighieri utilizza nella costruzione della sua Commedia, un’opera che estrinseca il suo divenire di uomo e artista. Lo spiega Daria Mueller, classicista studiosa di astrologia, storia dell’arte e cicli pittorici del Palazzo della Ragione a Padova e autrice de "Il Salone…al volo", la prima guida filologica del ciclo dei Mesi del Palazzo della Ragione.
E per un libero pensatore come fu Dante Alighieri, nato sotto il segno dei Gemelli, libero per natura, gli astri erano affidabili consiglieri. "Il Salone non è altro che una grande bibbia del pensiero tolemaico astrologico – spiega Mueller – è anche una summa dei concetti medievali di perfezione. Qui Pietro D’Abano illustra attraverso 333 riquadri le attività umane e il collegamento con il suo contemporaneo Dante Alighieri e con la sua Divina Commedia, in cui l’esaltazione dell’astrologia, è evidente. Cose che tutti sentono quando entrano nel salone anche se vedono meno il concetto del simbolismo del numero".
E il numero tre, come nella Commedia, ha un suo ruolo preciso."Nel numero 333 – evidenzia la studiosa – il 3 trionfa così come nella Divina Commedia, le 33 cantiche. Il 3, dal punto di vista pitagorico e poi platonico, è l’elemento base del triangolo equilatero su cui si è fatta la creazione, quindi è il principio di creazione per eccellenza. Poi c’è il numero 1, principio e fine, i 333 riquadri che si snodano qui in tre fasce sono ciascuna fascia di 111 riquadri".
I pianeti, le stelle, i segni zodiacali sono molto presenti nell’opera del Sommo Poeta, nel Paradiso in modo particolare. "Il segno zodiacale è molto importante per Dante. Lo si vede nel XXII canto del Paradiso che è molto famoso per l’invocazione che Dante fa al suo segno dei Gemelli. Ringrazia il suo segno per avergli dato quello stile che gli ha fatto onore e riconosce al suo segno zodiacale il suo sapere e il suo essere".
Il segno dei Gemelli accompagna il poeta e lo guida attraverso le "gloriose stelle" a cui Dante si appella, il viatico verso il compimento della sua opera immensa. "Le chiama ‘gloriose stelle’ – continua Daria Mueller – con un accorato appello a sostenerlo nell’ultima impresa, cioé entrare nell’Empireo e, in quanto scrittore, scrivere questa esperienza eccezionale. Di fronte al grande impegno che gli resta da compiere lui non invoca più le Muse o Apollo, bensì invoca le sue gloriose stelle ".