Un’emergenza cittadina che si trasforma in emergenza anche sanitaria. Sta succedendo a Roma, dove l’annosa questione dei cinghiali che vagano per le strade della città prendendo di mira i rifiuti abbandonati rischia di trasformarsi in epidemia da peste suina. Dopo il primo caso di cinghiale morto per questa infezione, lo scorso 5 maggio, la Regione ha provveduto ad emanare un’ordinanza che predispone una zona rossa di circa 5mila ettari, nell’area di Roma Nord e Ovest, (che sarà probabilmente estesa nei prossimi giorni) all’interno della quale mettere in pratica misure di contenimento della malattia: dalla recinzione dei cassonetti al campionamento di carcasse e cinghiali moribondi, a nuove reti per impedire la fuoriuscita degli ungulati dalle riserve naturali. Tra le aree più critiche, il Parco dell’Insugherata, che rientra nei parchi urbani e periurbani gestiti da Roma Natura. "L’unica via per contenere la trasmissione del virus è l’abbattimento, ma non è possibile pensare di portare la caccia nelle aree verdi di Roma che spesso insistono sui condomini, sui cortili delle case", afferma il presidente dell’ente Maurizio Gubbiotti. "Di fronte a questa forte antropizzazione, l’opzione più percorribile è quella già applicata nelle nostre riserve per contenere l’eccessiva riproduzione dei cinghiali, ovvero la cattura tramite gabbie e il conferimento degli animali alla macellazione". Contrari ad abbattimenti indiscriminati le associazioni animaliste, che ribadiscono come l’uccidere alcuni capi non risolverebbe assolutamente il problema, anzi. "E’ impensabile sterminare tutti i cinghiali, quindi i restanti andrebbero solo a riprodursi più velocemente". Il Comune, da parte sua, sta provvedendo all’installazione di reti attorno ai cassonetti all’interno o a ridosso della zona rossa. "Sono circa 500 i siti a rischio già mappati da Ama", riferisce l’assessora all’ambiente e ai rifiuti di Roma Capitale Sabrina Alfonsi. Ma ci vorrà del tempo, e infatti per le strade più frequentate da ungulati come via Trionfale o via Cassia, si vedono ancora cumuli di rifiuti lasciati accanto ai bidoni e secchioni ribaltati, occasione ghiotta per i cinghiali. .di Camilla Romana Bruno
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