Firenze, 12 nov. (askanews) – C’è una sottile inquietudine, una sensazione di disperazione latente. Ma anche una volontà, forte, di continuare a esserci, di continuare a testimoniare delle possibilità attraverso l’arte e le immagini in movimento. Arrivare a Firenze nei giorni del festival Lo schermo dell’arte significa anche tornare a scoprire che cosa producono gli artisti under 35 che utilizzano il video come medium grazie alla mostra del progetto VISIO, giunto alla decima edizione, quest’anno intitolata "Thinking Beyond" e concepita, con la consueta visione della complessità, dal curatore Leonardo Bigazzi come un’indagine artistica sul tempo che ha seguito l’emergenza sanitaria globale.
"La pandemia – ha detto Bigazzi ad askanews – sarà per la nostra generazione qualcosa da cui non potremo più prescindere, qualcosa che segnerà per sempre il lavoro degli artisti, come segna per ciascuno di noi il modo in cui ci relazioniamo alla nostra vita biologica e alla dimensione sociale".
Nei lavori dei dieci artisti selezionati, si trovano istanze politiche come quelle legate alla Brexit e al confine tra le due Irlande nell’opera di Eeoghan Ryan, oppure quelle ambientali, come l’inquinamento dei fiumi e delle paludi della Nuova Caledonia causate dall’industria del Nichel, di cui si occupa in modo metaforico e poetico Alexandre Erre. Ma sono fortemente presenti anche istanze legate ai diritti, al corpo, alla diversità, all’identità di genere. come nel lavoro sulla mascolinità che non riesce a decostruire se stessa creato da Eleonora Luccarini. E si sente che tutta la realtà si è fatta più difficile da interpretare e, soprattutto, da abitare.
"Quello che io noto negli artisti oggi, a maggior ragione in quelli che ho selezionato – ha aggiunto Bigazzi – è che forse questa esperienza di essere rimasti per tanto tempo con noi stessi, riflettendo su una dimensione più intimista e più personale, avendo modo di riscoprire anche dei riti del quotidiano che forse avevamo dimenticato, ha fatto sì che il vissuto personale sia diventato il materiale con cui le opere si sono costruite".
Come avveniva in una mostra precedente di VISIO dedicata al "post internet", il concetto di "post pandemia" va inteso come uno spartiacque, non come un semplice superamento. E le cose che ancora non siamo riusciti a superare sono moltissime, come per esempio le ombre del razzismo e della separazione di cui racconta il lavoro di Nelson Bourrec Carter.
Per il secondo anno la mostra è ospitata negli spazi post industriali della Manifattura Tabacchi, che offrono una amplificazione significativa ai lavori. "Penso che il dialogo che le opere trovano con gli spazi molto più ampi – ha concluso Leonardo Bigazzi – sia sicuramente una novità rispetto alle mostre precedenti di VISIO, che in un certo senso si adattavano agli spazi rinascimentali del centro di Firenze. Quindi questo è certamente un passaggio importante del progetto e un elemento di novità dello spazio".
In qualche modo queste sale enormi e cariche di storia vengono ora invase da angosce private che sono figlie di un contesto sempre più difficile da gestire, per gli artisti come per chiunque di noi. Un contesto che ci sfugge e ci disorienta, come capita ai giovani ucraini filmati da Roman Khimei e Yarema Malashchuk che, dopo avere partecipato a un grande techno-rave devono tornare a fare i conti con la città e la vita oltre quello spazio di libertà, assoluta e non ripetibile.
La mostra "Thinking Beyond" è una produzione de Lo schermo dell’arte e di NAM – Not a Museum.
(Leonardo Merlini)