Nato il 14 Febbraio del 1988 a Perdriel, quartiere a nord-ovest di Rosario, in Argentina Angel Di Maria era un bambino iperattivo e ha iniziato a giocare a calcio a scopo terapeutico. Su consiglio di un medico, i genitori lo hanno iscritto alla scuola di El Torito, un piccolo club del suo quartiere. Dotato di una grande tecnica e di un talento fuori dal comune, il piccolo Angel ha mostrato subito le sue grandi qualità e ben presto tutti hanno iniziato a chiamarlo El Fideo, “lo spaghetto”, per via della sua corporatura esile e longilinea.
Dopo pochi mesi è finito nel mirino dei dirigenti del Rosario Central, la squadra più forte della sua città, dove si è trasferito quando aveva sei anni, grazie a un accordo molto particolare: quel baby fenomeno in cambio di 26 palloni. Gli anni al Rosario sono stati molto difficili per il piccolo Angel: se da un lato ogni giorno che entrava in campo riusciva a cullare sempre più il sogno di diventare un calciatore, dall’altro, per dare una mano alla sua famiglia di origini umili, andava a lavorare con il padre in miniera. Per questo spesso arrivava agli allenamenti con le mani sporche e con qualche ferita, dopo un lungo viaggio in sella a una bici, accompagnato dalla mamma che ha sempre creduto nelle sue qualità.
Oggi, dopo una carriera stellare tra le fila del Real Madrid, Manchester United e PSG, sta incantando anche in Serie A, dimostrando che l’età per i veri campioni è solo un numero che non cancella i loro colpi di classe: "Non dimenticherò mai quando ho ricevuto le prime scarpe da calcio:è stato come un sogno! Perché se non avessi giocato a calcio credo che avrei continuato a lavorare in miniera"
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