Da Dante giunge la soluzione al mistero Shakespeare: l’annuncio a Londra alla vigilia del Dantedì

di solobuonumore

Da Dante giunge la soluzione al mistero Shakespeare: l’annuncio a Londra alla vigilia del Dantedì

Da Dante giunge la soluzione al mistero Shakespeare. Quest’anno si celebrano i 760 anni dalla nascita del Sommo Poeta e, per il 25 marzo, giornata nazionale del Dantedì, è giunta una svolta nella disputa secolare sull’identità del drammaturgo inglese, sospettato dagli esperti di non essere il vero autore dei drammi teatrali passati alla storia sotto il suo nome.
Il vero Shakespeare era qualcuno che sapeva bene l’italiano, aveva studiato la Divina Commedia e se ne serviva a piene mani. La tesi è contenuta nell’edizione inglese, prossimamente in uscita, della trilogia «Dante di Shakespeare», del duo di autori Monaldi & Sorti, pubblicata in Italia per Solferino tra il 2021 e il 2024.

La notizia è stata diffusa in anteprima sui canali del SAT – Shakespearean Authorship Trust. L’associazione britannica, di cui fanno parte sia studiosi sia star del teatro e del cinema come Derek Jacobi e Mark Rylance, è stata fondata a Londra nel 1922 con l’obiettivo di fare luce sul mistero che avvolge l’identità del Bardo.
Monaldi & Sorti, pen name dei coniugi Rita Monaldi e Francesco Sorti, ai quali si è aggiunta negli ultimi anni la figlia maggiore Theodora, sono noti per le approfondite ricerche storiche alla base dei loro romanzi. Nella trilogia «Dante di Shakespeare», il Sommo Poeta – di cui è stata eretta recentemente la prima statua su suolo inglese – viene narrato attraverso citazioni dai drammi shakespeariani. L’anno scorso Monaldi & Sorti avevano presentato nuove prove d’archivio sulla vita di Dante e sulla genesi della Divina Commedia (https://www.youtube.com/watch?v=tZlvpoXoY9M). Stavolta è il turno di Shakespeare.

Ma chi si cela dietro al mistero Shakespeare, secondo il “metodo Dante“? I candidati possibili sono più d’uno e non si escludono necessariamente a vicenda. Philip Sidney attinse sicuramente alle opere di Dante ed ebbe come “erede“ sua sorella, contessa di Pembroke, raffinata intellettuale e anche lei già proposta come ispiratrice del Bardo. Oppure il bohémien Cristopher Marlowe, dalla vita breve e maledetta, che per il suo Faust si ispirò all’Inferno di Dante. E anche Ben Jonson, Edmund Spenser, Thomas Kyd. Per finire con l’italoinglese John Florio: nato a Londra da madre londinese e padre fiorentino, nei suoi dizionari bilingue registrò decine di passi della Commedia, che poi in buona parte si ritrovano nei drammi del Bardo, spesso con una fedeltà straordinaria all’originale dantesco. E anche i coltissimi Edward de Vere e Francis Bacon – due classici “candidati“ per risolvere l’enigma Shakespeare – frequentavano intensamente la nostra letteratura ed è praticamente impossibile che ignorassero Dante. Come diceva Thomas Eliot (ripreso poi anche da Harold Bloom), “Dante e Shakespeare si dividono il mondo moderno. Un terzo non c’è”.

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