La prima frattura del femore l’ha avuta quando ancora non era nato, e a soli 3 giorni ha affrontato il suo primo intervento chirurgico, cominciando subito a lottare.
Simone Barlaam, campione italiano e primatista mondiale di nuoto paralimpico, nella vita è un vero guerriero, dentro e fuori dall’acqua.
Classe 2000, da piccolo le sue ossa erano “fragili come cristallo”, a causa di una ipoplasia congenita del femore destro e di una deformazione dell’anca.
L’infanzia per lui è stata un continuo entrare e uscire dagli ospedali, tanto da aver subìto un totale di 12 operazioni nel tentativo di avere una vita “normale”. Nonostante tutto, la prima volta che si è immerso in una piscina ha appreso una lezione che non ha mai più dimenticato; mentre la sua condizione sulla terraferma rendeva difficoltoso ogni movimento, in vasca non aveva limiti, era libero di correre anche più di tanti altri.
Oggi oltre a gareggiare e vincere medaglie d’oro, Simone sogna, grazie ai suoi studi ingegneristici e alla passione per il disegno, di progettare protesi per le persone con disabilità: “Il mio più grande successo è vedere dei piccoli bimbi e bimbe con disabilità che tramite quello che faccio cominciano ad accettarsi per quello che sono. È qualcosa di molto gratificante”.
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