Milano, 24 feb. (askanews) – A pochi mesi dalle elezioni comunali, abbiamo incontrato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, per provare a ragionare con lui su questi anni e sul modo in cui il tema culturale è stato affrontato dalla città, a cavallo del periodo di grande entusiasmo innescato dall’Expo per arrivare fino alla crisi pandemica degli ultimi 12 mesi.
‘Quello che mi rinfranca – ha detto ad askanews – è il fatto che in questi anni abbiamo dato sviluppo a un vero e proprio piano strategico, di fatto scritto nei primissimi mesi del mandato, che teneva conto di tre aspetti cruciali per la trasformazione della città di Milano negli Anni Dieci. Ovviamente il primo tema è stato quello dell’accessibilità alla Cultura, che poi ho capito, grazie anche alla collaborazione con il mio collega di Roma Luca Bergamo, si traduce nel concetto di partecipazione culturale’.
Per Del Corno questo primo obiettivo è stato raggiunto, ed è stato confermato anche dalle statistiche internazionali sulla partecipazione culturale.
‘Il secondo punto – ha aggiunto Del Corno – era quello dell’aumento complessivo della qualità e della quantità dell’offerta culturale. Quindi in un certo senso era come pensare che il ruolo dell’amministrazione fosse quello di canalizzare e indirizzare correttamente le energie affinché si moltiplicassero le possibilità di promuovere e diffondere cultura in città. Devo dire che anche questo lo abbiamo raggiunto e se io banalmente confronto le opportunità di incontro con la proposta culturale che c’erano dieci o quindici anni fa a Milano e quelle che ci sono adesso il salto è misurabile, concreto e reale’.
Il terzo elemento del ragionamento di Filippo Del Corno riguarda un aspetto che, apparentemente, qualcuno potrebbe pensare non essere così tipico di una giunta comunale di centrosinistra.
‘La collaborazione pubblico-privato – ha proseguito l’assessore – è stata per me una stella polare del lavoro di questo assessorato, proprio perché ho continuato a ritenere e ritengo ancora che non si debba e non si possa pensare che la cultura sia soltanto un esercizio di tutela da parte del pubblico di una responsabilità che è civile e costituzionale, ma che debba sempre di più fondersi e mescolarsi, creando forme di reciproco vantaggio con quelli che sono in un certo senso i principi dell’imprenditoria privata. Amo sempre ripetere che il fatto di essere un imprenditore privato non ha impedito a Shakespeare di scrivere i più grandi capolavori della storia del teatro’.
Il bilancio di fine mandato, dunque, è in qualche modo tracciato, ma il 2020 e il 2021 saranno ricordati anche come gli anni del grande e improvviso cambiamento provocato dallo scoppio della crisi sanitaria globale.
‘Questi tre aspetti di quel piano strategico, a valle degli otto anni di lavoro – ha detto ancora l’assessore – li trovo profondamente realizzati e anche profondamente confermati da quello che è successo nella città. Poi è intervenuta la pandemia che è stata, oltre che una grande tragedia, anche una grande messa in discussione del modello di sviluppo degli Anni Dieci, non soltanto di Milano, ma delle città del mondo’.
In quest’ottica l’assessore ritiene che il ripensamento potrebbe essere un modo non per rinunciare alla vitalità degli ultimi anni, ma, quello sì, un’occasione per abbandonare una certa bulimia e un eccesso di patinatura, che sono state, a suo avviso, caratteristiche negative del periodo. E quando gli chiediamo se c’è un rimpianto particolare, la risposta riguarda i tempi di realizzazione dei lavori pubblici collegati alle attività culturali.
‘Su tutti – ha concluso Filippo Del Corno – ovviamente il progetto, da me particolarmente tenuto a cuore, che è quello della realizzazione del CASVA, Centro studi per le Arti Visive, nell’ex mercato comunale di via Isernia nel quartiere QT8’.
(di Leonardo Merlini)
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