Pisa, 23 giu. (askanews) – Nel 2020 il sistema sanitario ha complessivamente resistito agli urti della pandemia, ma mentre le singole Regioni sono per lo più riuscite a seguire coloro che erano già in carico per patologie pregresse, la flessione si è vista soprattutto per l’immissione di nuovi pazienti. E’ uno dei dati più significativi che emerge dalla radiografia del "Network delle Regioni", in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità dell Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che conta sull adesione di 10 Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Quest’anno, oltre agli indicatori di valutazione di performance più tradizionali, hanno trovato spazio anche nuove e attuali aree di analisi.
Sabina Nuti Rettrice Scuola Sant’Anna di Pisa: "Viene anche misurata la capacità di resistenza rispetto allo tsunami della pandemia, perché non c è dubbio che quello che abbiamo vissuto nel 2020 è una vera e propria rivoluzione che ha obbligato i sistemi sanitari a rivedere le priorità e a organizzarsi in un modo differente. E quindi il sistema si è arricchito di modalità nuove per misurare questa capacità di risposta in un periodo covid anche alle esigenze no covid".
La professoressa Milena Vainieri, assieme al dottor Federico Vola ha coordinato il team di ricerca: "Gli indicatori più critici sono stati quelli degli screening oncologici, che hanno visto una riduzione notevole dei volumi di attività. Quelli che invece hanno retto meglio sono gli interventi chirurgici, sempre restando in ambito oncologico".
Tra gli effetti paradossalmente positivi della pandemia, il forte calo di consumo di antibiotici, fino al -16,3% di Umbria e il -13,9% della Basilicata. Ancora Vainieri: "Il consumo degli antibiotici è uno di quegli indicatori che viene visto come indicatore di appropriatezza anche per la lotta all antibiotico resistenza. E quest anno, probabilmente per l utilizzo delle mascherine, c è stato un minor ricorso agli antibiotici".