Covid, infettivologo Cauda: la variante indiana più contagiosa

di solobuonumore

Covid, infettivologo Cauda: la variante indiana più contagiosa

Roma, 27 apr. (askanews) – Più contagiosa e trasmissibile, ma sulla pericolosità occorre andare con cautela e attendere i dati. La variante indiana comunque preoccupa, soprattutto perché è ancora presto per capire se i vaccini sono efficaci per questo tipo di variante, anche se dai primi risultati sembrerebbe che Pfizer lo sia. A parlare ad askanews è il professor Roberto Cauda, direttore di Malattie Infettive al Policlinico Gemelli di Roma, che spiega cosa sappiamo finora della variante indiana.

"In realtà si tratta di due varianti: la B1617 e la B1618. La prima ha due mutazioni nello Spike 484 e 425, la seconda ha le stesse mutazioni più una terza, quella che è stata per la prima volta osservata in Italia, ovvero la D614G. Le mutazioni, la 484, è la stessa mutazione presente nella variante brasiliana e in quella sudafricana, sono mutazioni che in qualche modo noi conosciamo ma che, per la frequenza con cui si sono verificate e soprattuto con l’impatto che hanno avuto in India rappresentano certamente un motivo ulteriore di preoccupazione".

Crisanti ha annunciato una maggiore trasmissibilità della variante indiana. È d’accordo? "Non abbiamo ancora degli elementi scientifici per poterci pronunciare a riguardo ma vedendo che alcune di questi varianti hanno delle mutazioni presenti già in varianti note è possibile che sia sicuramente più trasmissibile di quella che eravamo abituati ad avere prima dell’introduzione della variante inglese".

I vaccini sono efficaci di fronte a questa variante? "C’è da dire che una iniziale singola osservazione in Israele sembra indicare che il vaccino Pfizer-Biontech sia in grado di contrastare questa variante anche se non sappiamo se ha una perdita di efficacia come ha ad esempio per alcune tipi di variante come ad esempio per quella sudafricana".

La variante indiana è arrivata anche in Italia con il sequenziamento di due casi in Veneto. C’è preoccupazione? "I singoli casi non rappresentano un motivo di allarme ma certamente di preoccupazione sì. Siamo in un mondo globalizzato dove tutto ciò che avviene anche a migliaia e migliaia di chilometri inevitabilmente può ripercuotersi su di noi. Le varianti hanno però delle circolazioni diverse. Ad esempio in Italia sta circolando molto quella inglese e quella brasiliana è a un livello basso del 4% e non è aumentata di molto. Difficile fare delle previsioni. Io credo che ancora una volta sarà importante fare il sequenziamento che ci dice che tipo di varianti stanno circolando in questo momento nel nostro Paese e fare la vaccinazione; siamo ormai a un livello di 30% della popolazione tra vaccinati e immuni. Dobbiamo ancora crescere per mettere in sicurezza tutta la popolazione".

Servizio di Serena Sartini

Montaggio di Carla Brandolini

Immagini di askanews

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