Roma, 14 apr. (askanews) – Un accordo molto contestato quello firmato dalla Gran Bretagna con il Rwanda, per il trasferimento di migliaia di richiedenti asilo nel paese africano per l’elaborazione delle loro domande. Si tratta di un significativo inasprimento della politica migratoria.
Londra pagherà al Rwanda 120 milioni di sterline per cominciare, per finanziare "opportunità per ruandesi e migranti", tra cui istruzione, qualifiche secondarie, formazione professionale e lezioni di lingua.
In conferenza stampa accanto alla ministra dell’Interno britannica Priti Patel, il ministro degli Esteri ruandese Vincent Biruta assicura che i rifugiati potranno anche stabilirsi in Rwanda se lo desiderano.
In sostanza Londra prevede la deportazione di migliaia di richiedenti asilo in un paese che non ha nulla a che vedere con quello di origine o con quello dove vorrebbero andare.
Non solo, il progetto potrebbe continuare a lungo: il premier britannico Boris Johnson ha avvertito che il finanziamento è in linea di principio senza fondo e il progetto potrebbe coinvolgere decine di migliaia di persone: "I migranti economici che sfruttano il sistema d’asilo non resteranno nel Regno ma chi ha davvero bisogno sarà tutelato, con accesso ai servizi legali una volta arrivato in Rwanda e la possibilità di rifarsi una vita in questo paese dinamico".
Johnson ha anche annunciato che sarà la Marina ad assicurare il controllo della Manica e dei frequenti sbarchi di migranti al termine di traversate perigliose su mezzi di fortuna. Arrivano soprattutto a Dover, all’ombra del castello che dal Medioevo ha protetto la costa dalle invasioni.
Per i gruppi per i diritti umani questa delocalizzazione del trattamento dell’asilo è appunto inumana.
Per Daniel Sohege, direttore dell’associazione Stand for All, "Parliamo di un progetto che potrebbe vedere persino dei bambini spostati di 4mila miglia in un altro paese, un paese che il Regno Unito ha recentemente criticato proprio per le sue carenze in materia di diritti umani".
A Dover qualcuno dice non possiamo farci carico noi dei rifugiati. Altri hanno dubbi. "Costerà molto di più alla lunga, e questi paesi non sono molto sicuri. Solo pochi anni fa in Rwanda c’è stato un genocidio. Mi sembra una follia" dice Mike Allen, un pensionato.
E per Heather Aston che lavora nella salute mentale, "in questo paese ci sono molti problemi, senzatetto eccetera, e bisogna risolverli. Ma ogni essere umano ha diritto a un paese sicuro. Noi siamo un paese sicuro, abbiamo le risorse, dovremmo usarle".