Confapi, patto etico per sicurezza sul lavoro con IA e strategia Ue

di solobuonumore

Confapi, patto etico per sicurezza sul lavoro con IA e strategia Ue

ROMA (ITALPRESS) – L’uso dell’intelligenza artificiale per migliorare la sicurezza sul lavoro, l’importanza della formazione per ottenere lavoratori qualificati, una strategia europea per accompagnare la transizione e un green deal da ricalibrare: sono i temi al centro dell’assemblea di Confapi che si è svolta oggi a Roma, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e del ministro degli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, e che si è aperta con un videomessaggio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha ricordato la centralità delle pmi per l’economia italiana.
“La sicurezza sul lavoro per noi è una priorità. Il nostro sistema di sicurezza sul lavoro soffre di un alto tasso di regolazione normativa e di un basso livello di effettività nella formazione. Siamo convinti che si debba sempre più operare nell’ottica della prevenzione, oltre che di una formazione più efficace. Pensando alla prevenzione, l’intelligenza artificiale può rappresentare un valido supporto. Proponiamo una sorta di Sicurezza 5.0, un Patto etico tra istituzioni, sindacati e associazioni di categoria attraverso cui utilizzare l’AI per garantire maggior sicurezza sui luoghi di lavoro. Contestualmente attraverso un’analisi visuale creare un database statistico sui comportamenti non corretti in azienda che permetta di fare prevenzione mirata. Occorre che si arrivi a un anonimato condiviso di qualsiasi dato per evitare che si possa anche solo pensare a una forma di controllo dei lavoratori”, ha detto il presidente di Confapi, Cristian Camisa, nel suo intervento dal palco.
“Le industrie italiane hanno bisogno di lavoratori qualificati, con competenze in linea con l’evoluzione tecnologica, ma abbiamo bisogno di agire sin da subito con maggiore efficacia. Per farlo è necessario da un lato rilanciare il modello della contrattazione collettiva territoriale, consentendoci di poter valorizzare i nostri dipendenti e di distribuire la ricchezza dove si produce e potendo rinviare ai contratti territoriali gli incrementi retributivi in modo che si tenga conto del diverso costo della vita e delle diverse diseconomie esterne ai sistemi produttivi. E, dall’altro, detassando gli straordinari dei nostri dipendenti, consentendo loro realmente di fruire di un beneficio a fronte del sacrificio di qualche ora di lavoro in più. “In un contesto di cambiamento del mercato del lavoro – ha aggiunto – le competenze trasversali e specifiche legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità diventano sempre più centrali. Inoltre, i Quattro Grandi Shock (pandemia, crisi geopolitica, inflazione, esplosione del debito pubblico) hanno accentuato le sfide economiche e sociali, complicando il percorso di ripresa e di adattamento del mercato del lavoro italiano. Il Pnrr offre un’opportunità straordinaria di sviluppo, ma richiede una capacità sistemica di sfruttare al meglio le innovazioni tecnologiche per migliorare la produttività”. Inoltre, la transizione è “un orizzonte imprescindibile”, ma “necessita di essere sostenuta da investimenti e supporti ad hoc per le Pmi. I 6,3 mld all’anno per due anni previsti da Transizione 5.0 sono fondamentali. Come Confapi abbiamo chiesto fin dalla prima ora al Governo di cambiare in Europa i parametri del Pnrr che, in un primo momento, era pensato quasi esclusivamente per pubblico e grandi industrie. Abbiamo chiesto e ottenuto, e di questo ringraziamo il ministro Fitto, che si puntasse sul credito di imposta, un’agevolazione semplice, intuitiva e già ampiamente conosciuta dai nostri imprenditori. Ora i decreti attuativi devono essere emanati quanto prima perchè non c’è più tempo e noi imprenditori abbiamo bisogno di programmare e regole certe per investire. Non è più procrastinabile – ha sottolineato – una politica industriale europea focalizzata sulle Pmi con piani strategici settoriali e di filiera che possano rafforzare la competitività delle nostre piccole e medie imprese industriali nel mercato globale e accompagnarle nella doppia transizione, digitale e green. Mai come in questo momento, con due terribili conflitti alle nostre porte, l’Europa ha necessità di effettuare un vero e proprio cambio di passo, tanto più necessario se si pensa che l’UE è stretta nella morsa di colossi mondiali che rappresentano dei competitors economici che rischiano di schiacciarci”. Per Camisa “occorre una strategia europea che dia centralità all’industria manifatturiera e che valorizzi le indiscusse capacità sul piano dell’innovazione e di resilienza delle Pmi puntando in maniera concreta sulla transizione ecologica e digitale, che sia davvero sostenibile, pragmatica e competitiva. Il futuro economico, commerciale e sociale dell’Unione potrà davvero essere radioso come lo avevano immaginato i padri fondatori solo se si sarà capaci di eliminare quei troppi paletti anacronistici purtroppo esistenti superando l’attuale soffocante burocrazia”.
Infine, il Piano Mattei, che vede Confapi tra i componenti del tavolo: per Camisa “è cruciale valorizzare la centralità delle Pmi il cui coinvolgimento assume una rilevanza strategica nell’ottica della cooperazione win-win con il Continente africano intrinseca nel modello di business più flessibile, orientato alla sostenibilità economica e sociale e a collaborare con gli interlocutori esteri per una crescita comune. Il coinvolgimento attivo delle piccole e medie industrie potrà assicurare efficacia alle diverse iniziative del Piano garantendo una crescita condivisa e sostenibile e una maggiore coesione sociale. Il Piano Mattei può rappresentare un vero catalizzatore per lo sviluppo sostenibile e inclusivo dei Paesi africani, garantendo al contempo la competitività delle imprese nazionali e il benessere delle comunità locali”, ha spiegato il presidente di Confapi soffermandosi su “due temi cruciali: formazione in loco della manodopera e terre rare. Il 63% delle imprese non riesce a coprire i propri fabbisogni in termini di forza lavoro. Tenendo in considerazione il fatto che il 60% della popolazione africana ha meno di 24 anni, stiamo già portando avanti progetti di labor migration che prevedono una prima parte di formazione in loco con lo studio anche della lingua italiana e una seconda sessione con corsi presso le associazioni di categoria mirati ai fabbisogni delle aziende sui singoli territori. Le terre rare – ha aggiunto Camisa – hanno un’importanza strategica in relazione all’ampia disponibilità mineraria della maggior parte dei Paesi del continente africano per l’approvvigionamento e la competitività delle nostre Pmi”. In quest’ottica, Confapi ha siglato oggi un accordo per lo sviluppo delle opportunità di business all’estero, in particolare in Africa, e l’implementazione di progetti di formazione con Bvmw, la Confederazione tedesca delle Piccole e Medie Industrie: insieme collaboreranno, attraverso gli uffici locali di Bvmw in Africa, per creare il giusto contesto per lo sviluppo e l’implementazione di progetti di formazione locale, al fine di ottenere forza lavoro qualificata e specializzata per rispondere alle crescenti esigenze delle Pmi in termini di competenze tecnologiche, digitali e tecniche. Si tratta di “un passo importante per la messa a terra del Piano Mattei nella parte che riguarda gli interventi di formazione in loco di cui Confapi è protagonista e ci permetterà di essere presenti, da domani, con le nostre imprese in 25 Paesi africani”, ha concluso Camisa.
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