Con pandemia centri città più attrattivi per lo shopping non food

di solobuonumore

Con pandemia centri città più attrattivi per lo shopping non food

Milano, 12 ott. (askanews) – Con la pandemia le vie dello shopping nei centri cittadini sono tornate a pulsare, complici le misure di contenimento del contagio e le restrizioni sulle aperture dei centri commerciali. Parliamo, nel caso dei centri urbani, della principale vetrina per il commercio non alimentare che vede corso Vittorio Emanuele, in zona Duomo, a Milano ancora prima a livello nazionale per attrattività. A raccontare come si è evoluta la dinamica competitiva tra i diversi contenitori commerciali nel 2020 è l Osservatorio Non Food 2021 di GS1 Italy che da dieci anni attraverso un indicatore, il TradeLab Shopping Index, elabora le classifiche dei due principali (distretti dello shopping), gli agglomerati urbani e i centri commerciali.

Samanta Correale, research manager di GS1 Italy: "Oggi l’attrattività di un punto vendita non dipende più soltanto dalla tipologia dell’insegna ma dipende proprio dal contesto commerciale in cui è inserito questo punto vendita".

Numero di punti vendita e tipologia di insegne sono i fattori da cui dipende il TradeLab Shopping index, uno strumento utile per capire dove si giocano le sfide in termini di vendite e fatturati per la distribuzione moderna specializzata. E allora vediamo che con la pandemia i poli del commercio urbano centrale si sono confermati i più importanti con oltre il 44% dei punti vendita attivi, sebbene in calo del 7%.

"Al primo posto troviamo ancora il centro storico di Milano, la zona Duomo, al secondo posto il centro urbano di Roma al terzo posto sale in graduatoria il centro di Torino – ha spiegato Correale – stabili il centro storico di Firenze e la zona di Milano di Buenos Aires; perdono posizioni invece di agglomerati urbani legati alle città di Palermo, Napoli e Bari".

Al secondo posto, per attrattività, troviamo i centri commerciali (centri commerciali) che assorbono il 39,3% dei punti vendita attivi in calo del -4,1% sulla precedente rilevazione. La pandemia è stato un duro banco di prova per questi poli dello shopping e non a caso nei primi 5 posti della top ten, sostanzialmente stabili, sono i big a farla da padrone: Orio Center in Lombardia, seguito dal Porta di Roma, dal Campania di Marcianise e al quarto e quinto posto dal Roma Est e da Il Centro di Napoli.

"In questa lista dei top 5 centri commerciali difatti troviamo le realtà più forti, sono quelle che in qualche modo hanno avuto la possibilità di rispondere un po’ meglio a tutto quello che è stato legato agli impatti legati alla pandemia – afferma Correale – La vera crisi è per i centri commerciali più piccoli che non è certo neanche che riescano a riaprire dopo dopo l’ultimo anno".

La pandemia, dunque, lo scorso anno ha ridisegnato la geografia dei contenitori commerciali, falciando il numero di punti vendita attivi soprattutto nei luoghi di passaggio, come stazioni e aeroporti, rendendo più che mai urgente per i centri commerciali un riposizionamento. Ma in alcuni casi ha costituito anche un occasione di rilancio: "La pandemia difatti ha presentato anche un’opportunità per chi ha avuto il dinamismo e la capacità di coglierlo pensiamo ad esempio anche ai retail di prossimità che si sono in qualche modo ridisegnati con l’obiettivo di rispondere alle mutate esigenze del consumatore – conclude – esiste una sfida oggi ed è quella di riuscire a consolidare questi vantaggi magari sfruttando quelle che sono le opportunità offerte anche dalla digitalizzazione".

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