Serena Rentoni aveva 11 anni quando è arrivata alla Shalom, nel 2011, per problemi comportamentali. “Ero ritenuta ingestibile, ero molto agitata. Mia madre, tramite un prete, ha deciso che mi serviva un posto che mi raddrizzasse”. Quando ripensa a quel periodo, la sensazione che ha è quella dell’angoscia: “Tutto era assurdo là dentro. C’era la responsabile che controllava che cosa facessi in bagno!”. Il clima che si respirava dentro la comunità era di “paura e sottomissione” e la suora era “lodata da tutti come se fosse Dio”. Ma non c’era alternativa, spiega ancora Serena: “Se non facevi come dicevano loro, finiva veramente male”. E cioè, spiega ancora l’ex ospite, si andava in laboratorio a lavorare o si finiva in silenzio: “Sono stata in laboratorio anch’io, a fare le guarnizioni, avevo 11 anni”.
Serena ricorda le notti passate in punizione, sveglia, ma anche la violenza fisica perpetrata dalla responsabile: “Io mi ricordo di tante volte in cui Rosalina me le dava. Mi sono beccata tante di quelle sberle da lei, ché io non andavo a scuola perché avevo i capillari rotti in faccia”. All’interno della comunità Serena avrebbe assistito a tanti episodi di violenza fisica e psicologica: “C’erano strattonamenti e le persone erano trattate come immondizia”. Serena un giorno, tornando da scuola, avrebbe trovato la madre ad aspettarla, con le valigie pronte: “Mia madre aveva scoperto che Rosalina mi stava dando in adozione a un’altra famiglia. Io avevo visto che gli incontri con mia madre erano sempre più radi, ma non capivo. Nel frattempo mi facevano incontrare questa famiglia: mi ricordo di questa donna bionda che mi portava tanti regali. Ho ancora una sua sciarpa. Solo dopo ho capito che era la famiglia da cui stavo per essere adottata”. Serena ha deciso di metterci la faccia, perché “Io voglio che lei mi veda, che lei mi riconosca e che sappia che sono proprio io a dire queste cose”. Poi lancia un messaggio alla suora: “Riconosci i tuoi errori, hai sbagliato. Cara Rosalina, ci sono prove su prove, non puoi più continuare a negare così”.
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