Prato, 15 lug. (askanews) – Il Centro Pecci di Prato, si sa, è una sorta di astronave dell’arte contemporanea e attraversare i suoi spazi circolari, che ricordano Kubrick, ma anche Tarkovskij, è quasi un percorso attraverso le varie declinazioni del presente, a maggior ragione ora che il museo ospita tre mostre diverse e stimolanti, costellazioni di ricerche e pratiche molteplici. Si parte con "Cambio", dei Formafantasma, duo sempre più rilevante sulla scena internazionale, che indagano la governance del legno attraverso lo studio della sua produzione, dell’uso, dell’impatto ambientale. Ma, come ha sottolineato la direttrice del Centro Pecci, Cristiana Perrella, curatrice dell’esposizione insieme a Rebecca Lewin e ad Hans-Ulrich Obrist, lo fanno da artisti.
"E’ una mostra che coinvolge tutti i sensi – ha spiegato ad askanews – perché parte dagli odori di Sissel Tolaas e arriva alle magnifiche e molto tattili sculture di Giuseppe Penone, e poi coinvolge lo spettatore anche con il suono, in un percorso di consapevolezza rispetto al nostro rapporto con un materiale così presente nella nostra vita come il legno".
Consapevolezza. A mano a mano che ci si addentra nelle mostre si sente quanto questa sia la parola chiave, anche approcciandosi al mondo di Chiara Fumai, protagonista di una sorta di antologica, vasta e diseguale, "Poems I Will Never Release", curata da Milovan Farronato e da Francesco Urbano Ragazzi.
"E’ la prima volta – ha aggiunto Cristiana Perrella – che tutto il lavoro di Chiara viene presentato in una mostra che credo porti alla luce degli aspetti ancora poco compresi e poco noti della sua pratica. Anche un aspetto oggettuale che va ben al di là delle performance per cui tutti la conoscevamo e che rimane come uno dei suoi lasciti più importanti".
Travestimento, femminismo, indagini sull’occulto e sulla repressione delle streghe, ma anche la ricostruzione degli spazi di vita e di lavoro di Chiara Fumai, in una teoria di grandi stanze che lasciano lo spettatore con la sensazione di avere ripercorso la vita, breve purtroppo, di un’artista totalmente dedita alla propria pratica.
E poi, un’altra grande donna dell’arte contemporanea, e un altro salto nel tempo, con la prima grande mostra in Italia dedicata a Simone Forti, artista di origini proprio pratesi che nel corso dei decenni ha ragionato soprattutto sulla natura della performance, ma non solo. A curarla, insieme a Luca Lo Pinto, Elena Magini. "Abbiamo deciso di focalizzarci sul lavoro di Simone delle News animation – ci ha spiegato – che è una produzione che dura da molti anni, ma non è una delle sue più note e, in qualche modo, di dare anche una visione generale del suo lavoro, un lavoro che si nutre di innumerevoli stimoli e si declina anche attraverso vari media e varie possibilità".
E queste ultime due parole, media e possibilità, possono anche essere la sintesi di quello che si troverà al Centro Pecci in questa estate trans pandemica: un museo che la direttrice Perrella vuole, oggi più che mai, aperto e dialogante con il pubblico, il più vasto possibile.
(Leonardo Merlini)
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