[embed]https://www.youtube.com/watch?v=lB2yW_NKd4o[/embed] Roma (askanews) - La sua data di nascita coincide con quella di Roma, il 21 aprile, e non poteva che essere lui, Edoardo Leo, a dare voce e corpo a "The power of Rome", il film di Giovanni Troilo nei cinema il 19-20-21 aprile. Per raccontare la città eterna in maniera diversa il regista ha scelto di combinare il documentario con la drammaturgia del cinema. Tra passato e presente, l'attore esplora la propria città e cerca di carpirne il segreto. Alla domanda quale sia secondo lui il grande potere di Roma, Leo risponde: "E' proprio questa capacità di rinascere dalle proprie ceneri. La maggior parte degli imperatori, di chi ha dominato Roma nei secoli, adorandola l'ha distrutta, disinnescata, e Roma è sempre stata capace di diventare sempre più grande. C'è una cosa in cui l'attore e regista si sente simile alla sua città: "C'è una cosa che credo di avere in comune, che è una certa lentezza. Roma è un po' sorniona, ci mette tanto a cadere, ci mette tanto a rinascere. Io probabilmente anche nel mio lavoro, nelle cose che scrivo, ho una certa lentezza nel rimuginare sulle cose. Il Tevere è un fiume che scorre abbastanza placidamente, non ha grosse rapide, e questa è la cosa che credo di avere romanticamente in comune". C'è anche un aspetto che Leo proprio non ama di Roma: "La cosa che in generale noto è che dichiariamo amore per questa città a parole e pochissimo nei fatti. Molti romani dicono 'perché Roma..', poi però concretamente non fanno moltissimo per migliorarla, quindi dovremmo invertire questa tendenza". Anche l'ultimo film di Edoardo Leo era legato alla sua città, si intitolava "Lasciarsi un giorno a Roma". Ora, a 50 anni, guarda però anche fuori dai confini italiani: "Io non mi sento un attore romano, mi sento un cittadino romano, che sono due cose diverse. L'ambizione mia, come ho fatto con 'Lasciarsi un giorno a Roma', di fare coproduzioni internazionali, di fare ben altro. L'idea di lavorare a progetti internazionali mi attrae sempre di più. L'idea di andare a lavorare in Spagna, di andare a lavorare in Francia. Più in Europa. Però sì, c'è una volontà molto forte di farlo".