[embed]https://www.youtube.com/watch?v=ccscncYkyfo[/embed] Roma (askanews) - Arriva nei cinema il 6 maggio, dopo aver vinto il César come migliore opera prima e aver rappresentato la Francia agli Oscar, "Due", di Filippo Meneghetti. Il regista, nato in Veneto 41 anni, dopo esperienze professionali in Italia e negli Stati Uniti si è trasferito in Francia e lì ha diretto il suo primo lungometraggio, che racconta l'amore fra due donne mature, Nina e Madeleine, interpretata dalle straordinarie Barbara Sukowa e Martine Chevallier. Le due vivono in appartamenti attigui, si amano da decenni, all'insaputa di tutti. Proprio mentre progettano un futuro insieme c'è un evento imprevisto che travolge tutto, e quando la famiglia di Madeleine scopre la verità l'amore tra le due è messo a dura prova. Il regista spiega: "La storia del film è completamente inventata, però ho avuto vicino a me delle persone che hanno vissuto delle storie simili e molto dure, in particolare una persona e all'epoca mi aveva molto colpito. Era molto importante per me l'età delle protagoniste, perché una delle spinte originarie a fare questo film era proprio di raccontare l'età, le attrici hanno circa 70 anni, raccontare l'età in maniera onesta: raccontare le rughe, raccontare l'invecchiamento, perché io ho l'impressione che si sia ossessionati dalla bellezza del corpo, dalla gioventù, che diventa un sorta di feticcio. "Io credo che le due attrici del film, che hanno 70 anni, siano molto belle, e che il film lo dimostri che possono essere affascinanti nonostante, o grazie, non saprei, le rughe, nonostante la loro età, e soprattutto che a 70 anni si vive, si ama, si fa l'amore. Nel film ci sono toni poetici, c'è il dramma e la suspense di un thriller: registri diversi che restituiscono la forza di quell'amore, la potenza di quella passione. Mentre in Italia infuriano le polemiche sul Ddl Zan, dalla Francia arriva dunque il film di un italiano che racconta con semplicità e empatia una storia omosessuale tra due anziane. In realtà il regista ha affermato di essere stato spinto a scrivere questa storia anche dopo aver visto le manifestazioni che ci sono state in Francia anni fa contro il matrimonio omosessuale. E oggi dice: "Io ho fatto il film che ho fatto, quindi non serve che aggiunga niente sulla questione, credo. Non mi stupisce ma gradirei che un giorno il mio Paese mi stupisse in positivo, ecco".