"Potrebbe fuggire o tornare a commettere un delitto della stessa specie per cui si procede". Per queste motivazioni resta in carcere Veronica Panarello, condannata a 30 anni di reclusione, in primo grado, con l’accusa di avere ucciso, il 29 novembre 2014, il figlio Loris, di 8 anni, nella loro abitazione di Santa Croce Camerina, e di averne poi occultato il cadavere. Lo scrive il Gup Andrea Reale nel rigettare la richiesta di arresti domiciliari avanzata dall’ avvocato Francesco Villardita, ritenendo che "permangono i pericoli di fuga e di reiterazione del reato". Secondo il giudice "rimane attualissimo" il «concreto pericolo che l’ imputata possa commettere gravi delitti con uso di mezzi di violenza personale» e «della stessa specie di quelli per cui si procede», alla luce, motiva il Gup, "delle modalità del fatto – di una gravità estrema trattandosi dell’omicidio del figlio di 8 anni con inusitata brutalità – e dell’intensità del dolo manifestato dalla donna nella concreta esecuzione dei reati".