Cinque Terre (Sp), 20 ago. (askanews) – Caprone in agonia da quattro giorni sulle rocce degli scogli di Punta Mesco del Parco nazionale delle Cinque Terre, area marina protetta di salvaguaìrdia di flora e fauna, sotto gli occhi indignati di bagnanti e turisti. Senza che alcuna delle autorità istituzionali e di sicurezza preposte – Parco nazionale e/o di sicurezza pubblica che siano- siano a tuttora interevnute, pur tutte da giorni informate dell’animale paralizzato morente, visibile a occhio nudo da ogni bagnante della assai frequentata Punta Mesco.
Mercoledì scorso, poco prima che si abbattesse sulla costa ligure di levante il nubifragio che la ha flagellata, lo sventurato caprone nero è franato a valle in una impervia e inacessibile rocciata dalla mezza costa del Mesco dove pascolava con il branco di capre selvatiche che abita da un decennio nel bosco di macchia meditterannea del Parco, probabilmente fratturandosi tutte e quattro le zampe o comunque restando lì immobile e paralizzata ma vigile e cosciente. Da quel momento, da quel luogo e da quella posizione non si è più mosso da ormai quattro giorni, perdendo visibilmente sangue dal volto e provando senza risultato sotto gli occhi di impotenti gitanti e nuotatori delle Cinque Terre, a spostarsi dall’impervia rocciata dove è andato a finire, purtroppo inaccessabile da terra e da mare se non per personale attrezzato a sbarchi e soccorsi in emergenza.
Un’agonia e uno strazio indicibile, quella del caprone morente sulle rocce del Parco delle Cinque Terre, che sta suscitando parecchia indignazione fra turisti e villegianti di una fra le principali perle e mete del turismo nazionale e internazionale italiano. Da quattro giorni, infatti, diversi di loro si stanno alternando nel tentativo vano sia di chiamare soccorsi sia di intervenire direttamente per tentare quanto meno di alimentare l’animale paralizzato e sofferente in agonia sulla scogliera. Avvicinandosi in barca a Punta Mesco si vede distintamente il caprone ferito paralizzato e gemente, senza però possibilità di essere raggiunto in sicurezza.
"Ci vado periodicamente a controllare se per caso sia stato soccorso ma – dice Ludovico Latmiral, brillante fisico milanese in prestito alla finanza- più che assistere a quello strazio senza attrezzatura idonea non c’è nulla che si possa fare". "Abbiamo avvisato praticamente in tempo reale -racconta la veneziana Monica Colnaghi- il Parco nazionale perchè all’incidente ha assistito un nostro conoscente che in quel momento faceva il bagno a Punta Mesco e ha visto venir giù il caprone insieme alle rocce. La prima risposta del Parco è stata di chiedere noi l’intervento di Guardia Costiera e/o Forestale. Per quanto stupiti, lo abbiamo fatto: tempo perso…" "Da allora è stato un susseguirsi quotidiano tanto frequente quanto inutile – fa eco la veronese Cristina Germanis- di segnalazioni a Parco, Forestale, Protezione Animali, Carabinieri. Tanto ai distacchi locali come a La Spezia e a Genova. Al terzo giorno per disperazione ho provato anche a chiamare i Vigili del Fuoco che però hanno allargato le braccia: troppe richieste in questi giorni per far fronte anche a questa di diretta competenza del Parco" "Ho personalmente chiamato da giorni- denuncia l’avvocato piemontese di nascita ma romana di residenza e foro Alessandra Giovannetti- tutti i numeri del soccorso pubblico e fatto verbalizzare la segnalazione: ma in quattro giorni nulla è accaduto".
"Siamo perfettamente al corrente della situazione del caprone a Punta Mesco – conferma la direzione del Parco nazionale delle Cinque Terre, la cui presidente Donatella Bianchi presiede anche il WWF italiano- e stiamo facendo il possibile. Avevamo programmato per giovedì un intervento con la Capitaneria di Porto, la sola che dispone dei mezzi necessari per raggiungere ed eventualmente. Purtroppo le condizioni meteo e del mare con il maltempo che c’è stato non hanno consentito di realizzarlo. Stiamo provvedendo a organizzarne un secondo.Cercheremo di farlo appena possibile ..".
Da 24 ore la Tramontana che soffia forte da terra sul Golfo delle Cinque Terre ha spianato mare e cielo di Monterosso. E le barche di bagnanti e turisti continuano a raggiungere senza problema Punta Mesco. Sulle cui rocce, se ha superato vivo la notte al quinto giorno digiuno e senza bere, prosegue l’agonia del caprone selvatico. Osservato periodicamente dal mare dai turisti che impotenti vorrebbero provare a salavarlo e da monte dalle capre del suo branco che ogni tanto si affaccciano dalla macchia guardando in sua direzione.
"Mi hanno detto – racconta un operatore turistico di Monterosso dove la triste storia del caprone morente abbandonato sta girando di spiaggia in spiaggia- che se oggi non saranno intervenuti i soccorsi, dal mare in giornata potrebbero intervenire i cacciatori. Per porre definitivamente fine da distanza a questa lenta e prolungata agonia di quel povero animale abbandonanto sofferente da giorni sotto gli occhi di tutti.