Non sono bastate oltre tre ore di incontro tra i vertici di Azione e Italia Viva per arrivare a una quadra sul percorso verso il partito unico. Anzi, dopo lo scambio di accuse degli ultimi giorni, la rottura sembra sempre più vicina. In realtà, al termine dell’incontro, la deputata renziana Elena Bonetti ha rassicurato: "C’è la volontà di andare avanti insieme". Poco dopo però dal segretario di Azione Carlo Calenda è arrivata una ricostruzione totalmente diversa, con un attacco frontale al leader di Iv Matteo Renzi. L’accusa principale lanciata da Calenda a Renzi è quella di voler proseguire con l’attività politica del suo partito anche nel 2024, dopo la prevista fusione tra le due sigle. "Per noi è inaccettabile – ha detto Calenda -, che continuino a esistere Italia Viva e la Leopolda finanziata con i fondi del due per mille, mentre il nuovo partito dovrebbe nascere senza fondi, senza personale, senza sede". Il leader di Azione ha sottolineato anche gli attacchi nei suoi confronti, arrivati nelle ultime ore, da esponenti renziani: "Renzi dice che è zen, ma i suoi parlamentari mi dipingono quasi come il mostro di Firenze, questa furbizia non funziona, denota la volontà di rompere, ma io mi sottraggo al giochino di chi rimane con il cerino in mano". Altro punto di contrasto tra le parti riguarda le regole sul conflitto d’interessi. Calenda infatti ha chiesto che possa diventare dirigente del nuovo partito solo chi non fa attività di lobbying. Una norma chiaramente voluta per escludere Renzi, a causa dei noti legami con il fondo sovrano dell’Arabia Saudita. "La pazienza è finita, siamo ai tempi supplementari", ha concluso Calenda, chiedendo a Renzi (assente alla riunione), di metterci la faccia e partecipare a un nuovo incontro convocato nelle prossime ore per provare a ricucire lo strappo.

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