Roma, 11 gen. (askanews) – Sono sotto la neve, al gelo, alcuni a piedi nudi. Si riparano come possono le centinaia di migranti bloccati da giorni in un campo improvvisato nella Bosnia Nord-occidentale al confine con la Croazia.
Finalmente sono arrivate una ventina di tende militari riscaldate fornite dalle autorità dopo le proteste internazionali per la mancanza di strutture adeguate per l’inverno nel campo di Lipa che li ospitava, distrutto da un incendio lo scorso 23 dicembre.
Anche l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) dell’Onu si era ritirata dopo aver denunciato le sue condizioni inadeguate, chiedendo la riapertura di un centro di accoglienza in una fabbrica abbandonata, chiuso a ottobre a seguito delle pressioni dei residenti.
I migranti hanno dormito al gelo per giorni, assistiti da volontari e Croce Rossa. "Le condizioni a Lipa sono pericolose – racconta un uomo proveniente dal Pakistan – fa troppo freddo". "Non abbiamo acqua, riscaldamento, medicine, molti sono malati, chiediamo aiuto all’Unione Europea".
L’Europa ha recentemente definito la situazione dei migranti in Bosnia "allarmante" e ha invitato le autorità locali ad agire. Manca però una politica internazionale condivisa nel affrontare il problema. L’agenzia di frontiera dell’Ue Frontex ha dichiarato che l’anno scorso il numero di migranti che hanno viaggiato sulla cosiddetta rotta balcanica è salito di oltre il 75 per cento. Per l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono oltre 8.000 quelli che vivono in Bosnia, sperando di raggiungere il Nord Europa.