L’amore per il Sushi sta coinvolgendo tutto l’occidente. Anche nel nostro paese troviamo ormai praticamente ovunque – supermercati compresi – questo piatto tradizionale asiatico.
Tuttavia, non possiamo certo dire di essere grandi esperti nella sua preparazione e conservazione. Tant’è vero che recentemente sono stati riscontrati molti effetti collaterali derivanti dal suo consumo. Ma la colpa non è dell’alimento in sé ma di come (e quando) viene consumato.
Probabilmente a causa di ciò, un uomo è stato vittima di una malattia provocata da un verme lunghissimo che ha trovato alloggio nel suo intestino. Ecco i dettagli della vicenda.
Forse per portare maggior enfasi alla storia, il povero paziente affetto da una tenia lunga ben 1,6 metri avrebbe documentato la sua vicenda durante uno show televisivo grazie al suo medico, il dottor Kenny Banh. Durante una puntata di «This Won’t Hurt A Bit» Banh racconta che la povera vittima, di origini Californiane, si era recata da lui a causa di episodi continui di diarrea misti a sangue.
Come è logico pensare quando una persona accusa sintomi simili è necessario effettuare approfondimenti diagnostici. La presenza di sangue, infatti, potrebbe essere anche la spia di patologie molto più serie. Tuttavia, nonostante siano stati eseguiti molti test, l’origine del problema era rimasta sconosciuta. Come ultima pedina, il medico sceglie di verificare l’eventuale presenza di vermi intestinali. E, dopo aver analizzato le feci, si notava ad occhi nudo – di fronte allo sconcerto di medico e paziente – una tenia di quasi due metri.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso paziente, l’uomo avrebbe ingerito in maniera sistematica salmone crudo. L’infezione di cui era affetto, infatti, si chiama proprio tenia del pesce, un problema che si presenta dopo aver mangiato pesci di acqua dolce.
È evidente che almeno una volta l’uomo avesse ingerito involontariamente delle larve di Diphyllobothrium tipiche anche del salmone affumicato o marinato. Le larve si sono così potute replicare facilmente nel suo intestino.
Si tratta di una patologia che non andrebbe sottovalutata perché il verme solitario può raggiungere anche altri organi, danneggiandoli. Ma non solo: l’esordio potrebbe essere fatale qualora la tenia colpisse anche il cervello. Per fortuna il medico ha sottoposto immediatamente il paziente a una specifica cura farmacologica che avrebbe debellato il verme presente nel suo intestino. Tra i farmaci di uso più comune ricordiamo il praziquantel (5–10 mg / kg per os in singola somministrazione per adulti e bambini) e il niclosamide.
E’ chiaro che il pover’uomo si è imbattuto in un pesce non correttamente conservato. Infatti sono sufficienti 24-48 ore di congelamento a -18 gradi per debellare il parassita. D’altro canto la sola affumicatura non è sufficiente per essere certi di aver ucciso la tenia. Mentre la salamoia è efficace solo se protratta per diversi giorni.
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