Il Calvario della famiglia Cavallotti, imprenditori di Belmonte Mezzagno – piccolo paese in provincia di Palermo – inizia nel lontano 1998 quando tre fratelli, considerati "i re del metano", vengono arrestati in un blitz antimafia. Per loro l’accusa è quella di essere vicini al boss latitante Bernardo Provenzano e per questo avrebbero vinto facilmente le gare d’appalto per la metanizzazione di alcune città siciliane.
Dopo 12 anni di processo e l’assoluzione definitiva nel procedimento penale, nel 2011 il Tribunale di Palermo confisca il loro patrimonio perché ritenuto frutto della collusione con Cosa nostra. Una confisca che nel 2015 diventa definitiva.
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