RIMINI (ITALPRESS) – Le linee culturali, sociali ed economiche del futuro dell’Unione europea come principi ispiratori di una visione di Europa che tenga insieme unità e diversità, sono state al centro di un incontro al Meeting di Rimini.
Al dibatito sono intervenuti Carlo Fidanza, capo delegazione FdI del Gruppo ECR, Massimiliano Salini, vicepresidente del Gruppo Ppe, Antonella Sberna, vicepresidente Parlamento europeo, Nicola Procaccini, co-presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR) e in collegamento Antonio Decaro, presidente Commissione Envi al Parlamento Europeo. Il dibattito è stato coordinato da Andrea Dellabianca, presidente della Compagnia delle Opere. Tra i temi affrontati l’urgenza e l’impegno per la pace, l’integrazione tra i paesi membri, la concreta responsabilità per il bene comune a livello comunitario. Salini ha evidenziato come “gli attuali 27 Paesi dell’Unione Europea hanno molto che li accomuna e molto che li distingue. Che cosa ci può tenere assieme? Uno sguardo attento che arrivi prima della politica, in modo che all’interno della politica europea si porti la vita e non si invada la vita con un eccesso di politica”. Secondo Sberna, “l’Unione Europea deve essere utile e importante per fare cose grandi: è importante fare il lavoro che i singoli stati membri da soli non riescono a fare. La sfida è questa: al di là delle regole e dei dossier. Il principio di sussidiarietà anima i trattati a cui noi ci dobbiamo attenere: bisogna fare poche cose fatte bene, che diano la forza alle realtà nazionali di poter lavorare con regole meno burocratiche”. Fidanza ha sottolineato l’importanza di tutelare gli interessi nazionali: “Per l’Italia è fondamentale. Noi abbiamo ceduto a una sorta di fideismo europeista, che significa pensare che quella dimensione fosse sostitutiva di quelle nazionali. Dobbiamo invece tornare a far valere l’interesse nazionale in Europa, che è quello che fanno tutti, contemperando con gli interessi delle altre Nazioni. Si fa collaborando con tutte le forze politiche. Poi dobbiamo avere un pò più d’orgoglio. Dobbiamo essere capaci anche che le persone dentro alla tecnostruttura europea ragionino tutti in una logica di squadra”. Ha anche messo in evidenza l’importanza di tenere assieme un’identità culturale e storica: “Noi abbiamo più Europe e culture, un Mediterraneo improntato alla difesa della qualità, un’Europa del Nord più mercantilistica, un Europa dell’Est che deve maturare sotto molti aspetti. Gli interessi economici divergono ma ciò che ci tiene insieme è l’identità culturale e storica, e su questo l’Europa di oggi sta facendo pericolosi passi indietro”.
Decaro ha invece messo al centro del suo intervento l’essenzialità di tutelare i valori del manifesto di Ventotene che, ancora oggi, “dev’essere la guida del Parlamento europeo. L’anima europea deve prevalere sugli egoismi nazionali. Deve essere il luogo dove contribuiamo a costruire una visione comune: aprirsi all’altro significa arricchirsi. Dobbiamo difendere i valori del manifesto di Ventotene. L’Europa è quel luogo dove non solo si decidono le cose che accadono nei Paesi, ma il luogo dove si cercano di più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che dividono. Non abbiamo bisogno soltanto di un’Europa economica, ma che abbia una politica comune e una difesa comune. Stare insieme non significa annullare le specificità di ciascuno”.
Diversa l’impostazione di Fidanza, secondo cui le priorità sono invece legate soprattutto ad aspetti economici: “Oggi dobbiamo tutelare l’economia reale, che è stata travolta da un eccesso di ideologia nel nome della sostenibilità ambientale che ha travolto il nostro sistema produttivo. Abbiamo bisogno di una politica industriale della difesa comune, non basta prendere i singoli bilanci nazionali della difesa e metterli in un calderone europeo. Dobbiamo fare in modo che gli interessi nazionali trovino una composizione comune. In questa legislatura siamo chiamati a dare una risposta. Noi oggi sappiamo che non ci sono i soldi per farlo, e quindi dobbiamo affidarci al mercato e alle grandi società nazionali: è una delle sfide più importanti”. Sberna ha quindi rilanciato la centralità della natalità, rafforzando l’esigenza di una difesa comune: “L’UE deve fare in modo che l’economia venga rilanciata rispetto all’inverno demografico: dobbiamo rafforzare la natalità, perchè più cittadini europei possono nascere e prosperare più ci possono essere benefici economici. Rispetto alla difesa comune, la pace può essere garantita se lavora con la difesa, con i confini dell’Europa e su questo dobbiamo tenerne conto. La protezione, la pace e la stabilità devono essere garantite dall’Europa”.
Infine, Salini ha illustrato quelli che sarebbero i due punti fondamentali per la crescita economica. “Il primo punto è riconoscere che il presupposto su cui si fonda l’arricchimento economico è stato determinato dall’aver accettato un orizzonte più grande, supportato da politiche di armonizzazione. Senza l’UE che armonizza gli standard tecnici, l’industria italiana non avrebbe esportato un tubo, e avremmo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il secondo punto è che oggi non basta l’UE: oggi per mantenere alta la competitività dobbiamo tenere l’Europa attaccata al traino dell’Occidente, assieme agli Stati Uniti. L’economia americana non dev’essere isolata da quella europea, e la prima esigenza che abbiamo è avviare un discorso su siderurgia e alluminio con gli Stati Uniti. L’autonomia la si crea con quelle alleanze che tutelano le qualità e le eccellenze”. Inoltre, “per avere la difesa comune, bisogna collocare i bilanci nazionali dentro al bilancio europeo, accettando che il bilancio europeo diventi un vero bilancio”.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-
Al dibatito sono intervenuti Carlo Fidanza, capo delegazione FdI del Gruppo ECR, Massimiliano Salini, vicepresidente del Gruppo Ppe, Antonella Sberna, vicepresidente Parlamento europeo, Nicola Procaccini, co-presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR) e in collegamento Antonio Decaro, presidente Commissione Envi al Parlamento Europeo. Il dibattito è stato coordinato da Andrea Dellabianca, presidente della Compagnia delle Opere. Tra i temi affrontati l’urgenza e l’impegno per la pace, l’integrazione tra i paesi membri, la concreta responsabilità per il bene comune a livello comunitario. Salini ha evidenziato come “gli attuali 27 Paesi dell’Unione Europea hanno molto che li accomuna e molto che li distingue. Che cosa ci può tenere assieme? Uno sguardo attento che arrivi prima della politica, in modo che all’interno della politica europea si porti la vita e non si invada la vita con un eccesso di politica”. Secondo Sberna, “l’Unione Europea deve essere utile e importante per fare cose grandi: è importante fare il lavoro che i singoli stati membri da soli non riescono a fare. La sfida è questa: al di là delle regole e dei dossier. Il principio di sussidiarietà anima i trattati a cui noi ci dobbiamo attenere: bisogna fare poche cose fatte bene, che diano la forza alle realtà nazionali di poter lavorare con regole meno burocratiche”. Fidanza ha sottolineato l’importanza di tutelare gli interessi nazionali: “Per l’Italia è fondamentale. Noi abbiamo ceduto a una sorta di fideismo europeista, che significa pensare che quella dimensione fosse sostitutiva di quelle nazionali. Dobbiamo invece tornare a far valere l’interesse nazionale in Europa, che è quello che fanno tutti, contemperando con gli interessi delle altre Nazioni. Si fa collaborando con tutte le forze politiche. Poi dobbiamo avere un pò più d’orgoglio. Dobbiamo essere capaci anche che le persone dentro alla tecnostruttura europea ragionino tutti in una logica di squadra”. Ha anche messo in evidenza l’importanza di tenere assieme un’identità culturale e storica: “Noi abbiamo più Europe e culture, un Mediterraneo improntato alla difesa della qualità, un’Europa del Nord più mercantilistica, un Europa dell’Est che deve maturare sotto molti aspetti. Gli interessi economici divergono ma ciò che ci tiene insieme è l’identità culturale e storica, e su questo l’Europa di oggi sta facendo pericolosi passi indietro”.
Decaro ha invece messo al centro del suo intervento l’essenzialità di tutelare i valori del manifesto di Ventotene che, ancora oggi, “dev’essere la guida del Parlamento europeo. L’anima europea deve prevalere sugli egoismi nazionali. Deve essere il luogo dove contribuiamo a costruire una visione comune: aprirsi all’altro significa arricchirsi. Dobbiamo difendere i valori del manifesto di Ventotene. L’Europa è quel luogo dove non solo si decidono le cose che accadono nei Paesi, ma il luogo dove si cercano di più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che dividono. Non abbiamo bisogno soltanto di un’Europa economica, ma che abbia una politica comune e una difesa comune. Stare insieme non significa annullare le specificità di ciascuno”.
Diversa l’impostazione di Fidanza, secondo cui le priorità sono invece legate soprattutto ad aspetti economici: “Oggi dobbiamo tutelare l’economia reale, che è stata travolta da un eccesso di ideologia nel nome della sostenibilità ambientale che ha travolto il nostro sistema produttivo. Abbiamo bisogno di una politica industriale della difesa comune, non basta prendere i singoli bilanci nazionali della difesa e metterli in un calderone europeo. Dobbiamo fare in modo che gli interessi nazionali trovino una composizione comune. In questa legislatura siamo chiamati a dare una risposta. Noi oggi sappiamo che non ci sono i soldi per farlo, e quindi dobbiamo affidarci al mercato e alle grandi società nazionali: è una delle sfide più importanti”. Sberna ha quindi rilanciato la centralità della natalità, rafforzando l’esigenza di una difesa comune: “L’UE deve fare in modo che l’economia venga rilanciata rispetto all’inverno demografico: dobbiamo rafforzare la natalità, perchè più cittadini europei possono nascere e prosperare più ci possono essere benefici economici. Rispetto alla difesa comune, la pace può essere garantita se lavora con la difesa, con i confini dell’Europa e su questo dobbiamo tenerne conto. La protezione, la pace e la stabilità devono essere garantite dall’Europa”.
Infine, Salini ha illustrato quelli che sarebbero i due punti fondamentali per la crescita economica. “Il primo punto è riconoscere che il presupposto su cui si fonda l’arricchimento economico è stato determinato dall’aver accettato un orizzonte più grande, supportato da politiche di armonizzazione. Senza l’UE che armonizza gli standard tecnici, l’industria italiana non avrebbe esportato un tubo, e avremmo perso centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il secondo punto è che oggi non basta l’UE: oggi per mantenere alta la competitività dobbiamo tenere l’Europa attaccata al traino dell’Occidente, assieme agli Stati Uniti. L’economia americana non dev’essere isolata da quella europea, e la prima esigenza che abbiamo è avviare un discorso su siderurgia e alluminio con gli Stati Uniti. L’autonomia la si crea con quelle alleanze che tutelano le qualità e le eccellenze”. Inoltre, “per avere la difesa comune, bisogna collocare i bilanci nazionali dentro al bilancio europeo, accettando che il bilancio europeo diventi un vero bilancio”.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-