La casa abusiva, come tutte in quella zona. La telefonata della polizia: «Lasciate subito l’abitazione». Il mutuo da 90mila euro. «C’è una grande contro tutti i palestinesi, dopo quel che ha fatto Hamas»
GERUSALEMME – E poi, dimenticati, oscurati, ci sono loro. Le note a margine di questa guerra. I danni collaterali che non entrano mai nell’inquadratura delle violenze, nella foto di gruppo delle vittime: quelli che non possono andare da nessuna parte, comprarsi un’auto, costruirsi un futuro e nemmeno una casa. Ahmad Hmedat non si sentiva al sicuro, perché è pur sempre un palestinese di Gerusalemme Est, ma nemmeno così in pericolo: a 31 anni, due figlioli di 6 e 5 anni, un terzo in arrivo, un lavoro saltuario d’elettricista, in fondo ringraziava di vivere alla periferia di Tsur Baher e d’essere lontano da Gaza, dalla Storia che di colpo è tornata a impazzire. Invece l’altra sera alle dieci ha ricevuto una telefonata dalla polizia: «La informiamo che domattina alle 9 daremo corso alla demolizione della sua casa. Per quell’ora, l’abitazione dovrà essere svuotata delle persone».
Arrivano puntuali. Come sempre, quando c’è l’ordine di distruzione d’una casa araba. A Tsur Baher, quartiere della Gerusalemme occupata dal 1967, 15mila palestinesi divisi dal Muro con la Cisgiordania, in questi mesi Israele ha già demolito una quindicina d’abitazioni. «Sono illegali, perché realizzate senza permesso», dice il governo Netanyahu. «E’ una flagrante violazione del diritto internazionale», ribatte Amnesty, perché «questi permessi non vengono quasi mai rilasciati ai palestinesi»: dal 1991 al 2018, a Gerusalemme, agli arabi è stato concesso solo un 16,5% di tutte le licenze edilizie. E dal 2017 c’è una legge, la Kaminitz, che consente alle autorità di distruggere tetti e muri senza troppe lungaggini burocratiche. «La verità è che buttano giù per fare posto a quelle dei coloni ebrei», dice Ahmad.
Le strade bloccate, nessuno che si possa avvicinare. Tre auto, l’unità cinofila. E un bulldozer nemmeno troppo grande, perché la casa della famiglia Hmedat è soltanto un bilocale di 40 metri quadri con bagno. Un cubo bianco di cemento, un fico nel giardinetto, intorno i furgoni coi vetri traforati dai proiettili di qualche scontro passato, due auto bruciate, i vicini che guardano. Tre ore di lavoro, le macerie che ancora fumano di polvere. «Non ho dormito tutta la notte – dice Ahmad -, ieri sera ho dovuto spiegare a Iman e a Suleiman, i bambini, che cosa succedeva. E Suleiman s’è messo a piangere: papà, ma dove andremo, se ci distruggono la casa? Non lo so, dove andremo… Stamattina ho impacchettato i loro giocattoli e ho mandato i miei figli da mia sorella, perché non vedessero il loro mondo andare a pezzi». La notte senza sonno è servita a spostare in un… ( FRANCESCO BATTISTINI, INVIATO A GERUSALEMME / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/ahmad-palestinese-gerusalemme-est-mi-hanno-demolito-casa-tre-ore-vendetta-gaza/89deca56-74df-11ee-aa09-fdc5b793a6b9
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