Milano, 16 giu. (askanews) – Le filiere agroalimentari sono sistemi complessi che necessitano di una visione innovativa e un approccio collaborativo per affrontare tutti i nervi che la pandemia prima e il conflitto ucraino ora hanno scoperto. Dallo spreco di cibo alla perdita di biodiversità, dalla scarsità delle risorse a un pianeta con 9 miliardi di individui da sfamare, le sfide sono tante e non più rimandabili. Di questo abbiamo parlato con Sharon Cittone, founder & ceo di Edible Planet Ventures, inserita da Forbes nella classifica delle donne più potenti al mondo che plasmeranno il futuro del cibo. Partiamo dal ruolo dell innovazione:
"Direi che innovare è importantissimo e non è semplicemente l’innovazione a livello di prodotto ma di processo di trasformazione a livello di logistica, a livello di packaging, a livello di quelle che sono le grandissime sfide che comunque in questo momento non sono da meno. Penso che non ci sia neanche più il tempo troppo di scherzare da questo punto di vista".
Per affrontare queste sfide non più rimandabili, lo scorso anno Sharon Cittone, tra le menti dietro l’esperienza di Seeds&Chips, ha fondato Edible Planet Ventures, piattaforma composta da partner strategici ed esperti che attraverso un approccio collaborativo punta a promuovere l innovazione e a tradurla in soluzioni concrete per favorire la transizione verso un sistema agroalimentare equo e sostenibile. "Il food system comporta il 40% della forza globale al mondo e non è solo il cibo – spiega – ma è anche energia acqua e mette insieme la logistica mette insieme tantissime industrie che nel loro complesso sono probabilmente la più grossa problematica che stiamo andando a diciamo a discutere, affrontare quindi è proprio come cambiare da modelli lineari e modelli circolari o rigenerativi e questo è il nostro scopo".
Per contribuire ad alimentare la discussione e soprattutto la soluzione dei più grossi problemi dei sistemi alimentari il 17 e 18 settembre prossimi, a Todi ci sarà The edible planet summit, un evento che punta a fare della cittadina umbra la Davos della food innovation
"In questo momento stiamo semplicemente magari seguendo dei trend ma questi trend hanno delle problematiche che vanno sviscerate e attraverso delle metodologie di design thinking and futures thinking scenarios andare a trovare delle soluzioni, strategie di breve termine che possono fare da ponte alle visioni come un Agenda 2030 – racconta – Quindi è un evento estremamente diverso dagli altri, non ci sono conferenze relatori è proprio una co-design con 150-200 decision maker per ricreare trasformare il futuro del cibo".
A conclusione di questo evento verrà stesa la Edible Planet Chart, che non è un manifesto di idee, sottolinea Cittone, ma un documento di azioni concrete per tutti gli attori della filiera per innescare con questi interventi cambiamenti di più lungo periodo. Ma da dove occorre partire?
"Il cambiamento di modelli di business perché se non ci sono dei cambiamenti dall’interno possiamo pensare ai cambiamenti dall’esterno. Poi possiamo pensare su tutti verticali chiaramente abbiamo delle sfide enormi: gli impatti climatici sono un’urgenza tale che di certo non si può più scherzare però se non cambiamo noi le nostre pratiche saranno sempre solo parole invece dobbiamo cambiare proprio le nostre azioni".
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