"Per chi scappa dalle guerre, le porte sono aperte" è stato uno dei refrain preferiti di Matteo Salvini nei suoi mesi al ministero dell’Interno. Uno slogan utile soprattutto a creare una distinzione con gli altri richiedenti asilo che invece andavano respinti quasi in toto. Ora che però l’Occidente si trova di fronte al possibile esodo di persone in fuga dal conflitto scatenato dai Talebani in Afghanistan, Salvini è sembrato fare retromarcia anche rispetto a questa posizione. "Giusto accogliere chi ha collaborato con l’Italia e chi rischia la vita, ma non possiamo far arrivare migliaia di persone", ha scandito il leader leghista. "L’Afghanistan non ha bisogno che per l’ennesima volta l’Occidente porti via le migliori energie dal Paese – si giustifica Salvini a margine di un evento elettorale a Roma -. Se svuotiamo il Paese, rimangono solo i Talebani". A chi gli fa notare che non si parla di portare via le persone, ma di accogliere chi cerca di scappare dal nuovo regime, Salvini replica: "L’Italia non è il campo profughi del mondo, vanno aiutati i Paesi vicini ad accogliere chi scappa".
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