Afghanistan, la rifugiata che aiutava le donne a prevenire i tumori: “Ora trovano la porta chiusa”

di solobuonumore

Afghanistan, la rifugiata che aiutava le donne a prevenire i tumori: “Ora trovano la porta chiusa”

Amani (nome di fantasia per proteggere la sua identità) è una ragazza afghana di 28 anni che negli ultimi sei ha lavorato a Herat presso il centro della fondazione Umberto Veronesi, dove sono passate circa 10mila donne per la diagnostica del tumore al seno. Con il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, il centro è stato chiuso e il personale locale accolto in Italia.
Amani dovrà ricostruirsi una vita a Milano, insieme al marito e alla figlia: "Voglio riprendere a studiare e continuare la mia attività professionale, ma un giorno vorrei tornare in Afghanistan per aiutare la mia gente".
Uno degli obiettivi nel percorso dell’inserimento in Italia, spiega a Fanpage Annamaria Parola la responsabile Relazioni istituzionali e Progetti internazionali, è il riconoscimento dei titoli di studio di Amani e delle sue colleghe, per farle riprendere la professione che svolgevano a Herat. "Il nostro personale – racconta Parola – ha lasciato Herat giusto in tempo, attualmente il nostro centro è chiuso, i talebani sono arrivati e volevano sapere dove fosse il nostro personale".
Le donne afghane e loro famiglie sono state prese in carico dalla fondazione Progetto Arca che a Milano si è già occupata delle famiglie arrivate dopo lo scoppio della guerra in Siria dieci anni fa, come ci ha raccontato Costantina Regazzo la direttrice dei servizi di fondazione Progetto Arca: "Abbiamo messo a disposizione i nostri centri d’accoglienza e la nostra attività educativa per le donne e le loro famiglie. Pensiamo che sia un dovere civile dare la massima disponibilità all’accoglienza".

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